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“Nascere è rispondere, muovere i primi passi richiede di essere rassicurati da una mano tesa, da un abbraccio promesso.Diventare grandi diventa cercare la possibilità di essere soli, pretendere di essere indipendenti, immaginarsi che essere liberi significhi essere senza legami, porsi come criterio del bene e del male, parlare per essere ascoltati, per esprimersi, non per comunicare. La coniugazione dei verbi diventa monotona. Ha solo la prima persona singolare: io, io, io. La casa diventa un appartamento, abitare cioè come appartarsi. La sicurezza è assicurata dalla separazione corazzata, che si vorrebbe inaccessibile. La tranquillità è il frutto dell’anonimato: mettere un numero sul citofono, per non essere disturbati.Si nasce in una comunione, ci si prepara a morire in una solitudine”.
Le parole, pronunciate dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini il 14 settembre del 2024, si leggono nella prefazione del libro “Solitudini. Da problema a opportunità” (Edizioni San Paolo), a cura di Danilo Mauro Castiglione, oblato benedettino secolare originario di Catania, oggi insegnante a Bergamo. Si tratta di un’opera collettiva che esplora le diverse accezioni della solitudine e le risposte fornite da vari ambiti di studio. Il saggio sarà presentato martedì 11 novembre alle 15 nella Biblioteca del Senato, a Roma.
“La scelta del plurale”, spiega Castiglione, “parte dal sfatto che ci sono diverse solitudini. Il primo capitolo parla della solitudine di persone anziane trovate morte, come la donna che di recente è stata trovata nel suo appartamento in provincia di Milano dieci anni dopo il suo decesso. Nessuno se ne era accorto. Poi ci occupiamo dei ragazzi sopraffatti dal mondo di internet. Un capitolo è dedicato al rapporto fra le istituzioni e le solitudini, con interviste al ministero della solitudine del Giappone e il referente dell’Unione Europea per la gestione delle solitudini. Nel terzo capitolo si parla della storia della sociologia della solitudine. Dopo un capitolo di analisi di un questionario, scrivo della solitudine filosofica da Seneca e Marco Aurelio fino ad arrivare a Franco Battiato. Nel sesto capitolo presentiamo la solitudine controcorrente del magistrato Rosario Livatino, di Nazarena, una eremita camaldolese che visse fra 1945 e 1990 sull’Aventino, del matematico Alexander Grothendieck, di Catherine de Hueck-Doherty. Nell’ultimo capitolo si parla della solitudine abitata da Dio”.
Un’analisi originale e a tutto campo di un fenomeno che secondo Castiglione “conosciamo solo come problematizzazione della condizione umana”, ma che può rappresentare anche un’opportunità.
"Faccio l’insegnante”, confida Castiglione, “perciò la mia è una solitudine non radicale. Vivo da solo, ma la mia è una solitudine abitata da Dio, fatta di ricerca e silenzio, propedeutica all’ascolto e all’incontro degli altri. Anche questo libro è stato scritto a più mani. Insieme a Dom Fabio Bellutti, Enrico Ubiali ed Eugenio Bagnini. Eravamo un città diverse, ma connessi, la nostra è stata una solitudine creativa e produttiva”.



