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Liceo del made in Italy? Chi ieri ha sentito l’intervento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla manifestazione del Vinitaly che, davanti a un gruppo di studenti di un istituto agrario ha lanciato la proposta dell’introduzione di un nuovo percorso di studi, il liceo del Made in Italy, si sarà domandato se si trattasse di una battuta o di qualcosa di nuovo che bolle in pentola. Leggendo gli interventi sui giornali o ascoltando le trasmissioni radiofoniche che oggi approfondivano il tema sembra che un disegno di legge in tal senso sia già stato depositato al Senato e che la struttura di questo nuovo indirizzo ricalchi il liceo economico sociale a indirizzo economico, dove dovrebbero essere ampliate le aree economiche e del marketing; una sorta di via di mezzo tra liceo e istituto tecnico a indirizzo aziendale finanza e marketing. La prima riflessione che andrebbe fatta è che tra le molte lacune, disfunzioni e inefficienze del nostro sistema scolastico ciò di cui sicuramente non si sente il bisogno è l’ampliamento dell’offerta formativa! Basta fare una breve ricerca in internet o essere stati a una giornata di orientamento per la scuola superiore per scoprire la ricchezza di tale offerta per chi volesse diventare ambasciatore nel mondo del gusto, della cultura, della bellezza e dell’arte italiana. Ci sono i licei che sono capaci di fornire le basi teoriche e culturali per farsi ambasciatori della ricchezza del patrimonio culturale del bel paese, ma se si è interessati a qualcosa di più legato al saper fare, la buona cucina, l’agroalimentare, l’alta sartoria e l’artigianalità, beh, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Gli istituti tecnici e professionali per la secondaria superiore ed eventualmente gli istituti tecnici superiori post diploma possono davvero far da volano sia per l’economia del Paese sia per offrire serie e valide basi occupazionali per chi li frequenta. Allora quello su cui verrebbe la pena di investire non dovrebbe essere far nascere un nuovo indirizzo di studio, bensì valorizzare veramente ciò che già si ha. In un momento in cui sembra così difficile spendere i fondi del Pnrr forse la strada potrebbe proprio essere quella di aiutare le scuole che, annaspando in una burocrazia e in una modulistica complicatissima, devono presentare i loro piani di ripresa e sicuramente di resilienza.



