Cari amici lettori, aprendo i giornali o guardando i tg, ci accorgiamo di quante siano oggi le questioni di rilievo mondiale che agitano il nostro tempo: dalla guerra in Ucraina al terremoto in Turchia e Siria, dalle migrazioni di popoli all’emergenza climatica. Per non dire poi dei tanti conflitti dimenticati, come ad esempio in Congo e Sud Sudan.

Colpisce però, nell’abbondanza di informazioni di ogni genere, che raramente si oda una guida che abbia l’autorevolezza morale e la forza profetica per aiutare un’umanità smarrita ad alzare lo sguardo, indicando orizzonti più alti. A questo proposito, mi sembra che una delle pochissime figure di spicco sia papa Francesco, i cui richiami trovano non di rado interesse anche fuori dal mondo cattolico. Penso alle sue parole durante le prime fasi della pandemia, una vera luce che ha saputo accendere la speranza nel buio.

Oppure mi viene in mente il suo ultimo appello per la fine della guerra in Ucraina avviando negoziati di pace (22 febbraio scorso), proprio in prossimità della ricorrenza del primo anno dall’inizio dell’invasione. Mentre la discussione pubblica verte su quanti e quali armi inviare, non si sentono molte riflessioni sul modo in cui favorire la pace, ponendo fine a una «guerra assurda e crudele», col suo tragico «bilancio di morti, feriti, profughi e sfollati, distruzioni, danni economici e sociali».

Sembrano considerazioni quasi “di buon senso” (almeno per chi ha occhi per vedere al di là delle armi). Ma che pochi osano fare. Su tutt’altro versante, ci sono i moniti lanciati agli scienziati della Società Max Planck per la promozione delle scienze lo scorso 23 febbraio: in questa occasione papa Francesco ha affrontato la questione dell’intelligenza artificiale e del transumanesimo, che consentirebbe – prima volta nella storia umana – la «fusione tra la capacità cognitiva dell’uomo e la potenza computazionale della macchina», cosa che «modificherebbe in modo sostanziale la specie homo sapiens». Questo è ormai possibile: ma è bene, moralmente? È un bene per la società? Ecco le questioni poste da Bergoglio, di grande rilevanza ma di cui non si trova grande eco altrove. Questioni spesso scomode perché, ha spiegato, non tutto ciò che è possibile è, per ciò stesso, eticamente lecito. Dimenticando appunto il giudizio su ciò che è bene e ciò che è male. Questi che ho citato sono solo alcuni esempi, che però ci dicono – oltre che della capacità di questo Pontefice di parlare a un mondo disorientato – della necessità di incarnare la fede cristiana nella storia, calarla nell’oggi, portando lo sguardo di Cristo e il lievito del Vangelo su ciò che ci circonda.

Cari amici lettori, il prossimo 13 marzo ricorrono i dieci anni di pontificato di Francesco: a questo sarà dedicato il prossimo numero di Credere, uno speciale su papa Francesco che la nostra testata, nata proprio in quei giorni di dieci anni fa, ha seguito sempre da vicino. Saranno tanti nomi famosi a parlarci di lui e ad aiutarci a cogliere l’impatto di questi suoi dieci anni sul soglio di Pietro, all’insegna della gioia del Vangelo. Appuntamento, allora, alla prossima settimana!