Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 06 ottobre 2024
 

25 ottobre - I DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO

La domenica che segue immediatamente la festa della Dedicazione, nel rito ambrosiano ha un tema specifico, potremmo dire un sottotitolo: «il mandato missionario». Questa attenzione particolare è legata a una dimensione della Chiesa di oggi e di sempre, che non deve essere dimenticata e che ne è la sua essenza costitutiva, cioè la missionarietà. La Chiesa o annuncia il Vangelo, uscendo da se stessa per andare incontro a ogni uomo e ad ogni donna, oppure non è la Chiesa del Signore.

Papa Francesco ha più volte sottolineato questo aspetto usando l’espressione «Chiesa in uscita», si tratta esattamente del compito missionario di ogni discepolo, come i testi biblici di quest’oggi ci suggeriscono. Anzitutto san Paolo ricorda ai cristiani di Corinto che la sua identità di apostolo è legata alla Pasqua del Signore e all’annuncio: «Cristo mi ha mandato ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo». La sapienza di cui parla san Paolo è la «sapienza della croce», che agli occhi del mondo può sembrare una follia, ma è invece il suo esatto contrario: «Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi annunciamo Cristo crocisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio». L’apostolo Paolo dunque, in modo autobiograco, riconosce che il compito di annunciatore viene direttamente da una chiamata del Signore risorto.

Nel racconto degli Atti degli Apostoli troviamo invece la cosiddetta “Pentecoste dei pagani”, cioè il momento in cui mentre l’apostolo Pietro sta annunciando la parola di salvezza in casa del pagano Cornelio, lo Spirito Santo scende su di lui, un soldato romano, e su tutta la sua famiglia, segno chiaro che anche i pagani sono destinatari dell’annuncio evangelico. Dunque il Vangelo non ha confini né di luogo né di razza, tutti invece sono chiamati a diventare discepoli del Signore, e di questo annuncio si fa carico la Chiesa, coloro che dal Signore hanno ricevuto il mandato missionario.

Infine l’evangelista Luca ci descrive il momento in cui Gesù risorto conferisce ai suoi discepoli il compito di portare l’annuncio evangelico a tutti i popoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Sentiamo dunque che queste parole oggi sono rivolte a noi, discepoli di questo tempo, chiamati a raccogliere l’invito del Signore perché il suo Vangelo di salvezza raggiunga tutti i popoli, in ogni stagione della storia. Ciò che ci rassicura non sono certo le nostre capacità o le nostre buone intenzioni, ma la promessa dello Spirito che si rinnova anche per noi e che in ogni tempo è stata la forza e la luce di ogni generazione di credenti, tutti coloro che lungo la storia hanno accolto il mandato missionario del Signore risorto.


22 ottobre 2020

 
Pubblicità
Edicola San Paolo