Figli sempre amati
«[...] e venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”». Luca 3,22
L'Epifania del Signore celebra la sua manifestazione al mondo e la festa si moltiplica in tre momenti diversi: il 6 gennaio ricordiamo la venuta dei Magi, gli stranieri che riconoscono Gesù come il Re; in questa domenica celebra la seconda manifestazione, quella nelle acque del Giordano al momento del battesimo; domenica prossima, infine, ricorderemo le nozze di Cana come manifestazione pubblica nel primo miracolo. «Consolate il mio popolo». Con insistenza il profeta, nella prima lettura (Is 40,1-5.9- 11), riporta questa Parola di Dio, che è rivolta ai profeti, ai predicatori, a coloro che annunciano il messaggio divino alla gente: «Consolate, consolate il mio popolo dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta».
“Con-solare” significa letteralmente “stare con uno che è solo”, “riempire la solitudine” e l’unica Parola che dà consolazione è la presenza del Signore, è la Parola fatta carne presente nella nostra vita che non ci lascia soli. È ciò che scrive anche Paolo nella seconda lettura (Tito 2,11-14; 3,4-7): «Apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini». La bontà di Dio è da sempre, ma l’umanità di Dio si è manifestata nella incarnazione del Figlio: con la sua nascita, con la sua vita umana Dio ha rivelato il suo amore per gli uomini. E noi abbiamo conosciuto questo Dio attraverso l’umanità di Cristo.
«Siamo stati rigenerati e rinnovati nello Spirito Santo»: l’incontro con il Signore Gesù per noi è avvenuto nel battesimo, nel quale abbiamo conosciuto la bontà di Dio e la sua umanità. Il nostro battesimo, irripetibile, è valido per tutta la vita per l’eternità, e diventa un ricordo grato oggi pensare che il Signore è entrato nella nostra vita.
Il Vangelo (3,15-16.21-22) non ci racconta il battesimo di Gesù, ci dice semplicemente che è avvenuto e racconta quello che è capitato dopo, mentre Gesù era in preghiera: «Il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”». È una rivelazione straordinaria: Dio fa sentire la sua voce. Fino a trent’anni Gesù è vissuto nella sua casa di Nazaret con Maria e Giuseppe, crescendo come un ragazzo normale, studiando, lavorando... a trent’anni, poi, lascia la casa e va al Giordano.
Gesù è il Figlio che dà soddisfazione al Padre: ha il suo consenso pieno, il suo apprezzamento. Non a caso l’espressione “compiacimento” è la stessa parola che adoperano gli angeli quando annunciano la «pace in terra agli uomini della benevolenza». Gli uomini sono oggetto della benevolenza di Dio; Dio vuole bene all’umanità, ma l’uomo a cui vuole più bene è il Figlio Gesù. Il nostro battesimo va pensato alla luce del battesimo di Gesù. Anche su di noi è scesa questa parola: «Tu sei il figlio mio, l’amato». Solo se abbiamo coscienza di questa trasformazione, possiamo compiere gesti meravigliosi di salvezza, come ha fatto Gesù. Solo se siamo come Gesù, saremo veramente uomini e la nostra vita sarà realizzata.