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sabato 25 gennaio 2025
 
Il blog di Gianfranco Ravasi Aggiornamenti rss Gianfranco Ravasi
Cardinale arcivescovo e biblista

Dante e Giotto al Giubileo

Eravamo sui banchi di scuola quando ci si spiegava che probabilmente «colui che fece per viltade il gran rifiuto» era papa Celestino V, il benedettino Pietro del Morrone. Dante l’aveva collocato nell’Antinferno (III, 59-60) tra gli ignavi perché il 13 dicembre 1294, con le sue dimissioni precoci, dopo soli 160 giorni circa di pontificato, aveva spianato la strada al cardinale Benedetto Caetani, il detestato Bonifacio VIII, «il gran prete, a cui mal prenda!».

Questa imprecazione è dal poeta messa in bocca a Guido da Montefeltro che fa confessare al novello Papa la soddisfazione di aver ora lui in mano «le due chiavi che ’l mio antecessor non ebbe care» (Inferno XVII,105). Il 22 febbraio 1300 Bonifacio VIII emanava la bolla Antiquorum Habet Fida Relatio nella quale indiceva – con cadenza di ogni 100 anni – un Giubileo, ossia un anno di perdono universale da ogni pena a coloro che, penitenti e confessati, avessero compiuto 30 visite, se romani, 15 se forestieri, alla basilica di San Pietro e a quella Ostiense di San Paolo. Cinquant’anni dopo, da Avignone ove era in esilio, Clemente VI proclamò un nuovo Giubileo, senza rispettare la scadenza secolare, mentre nel 1475 Sisto IV (su una decisione presa dal suo predecessore Paolo II) riduceva – come accade ancora oggi (a esclusione dei Giubilei straordinari) – a 25 anni la cadenza giubilare. È, però, da notare che nell’800, a causa delle diverse vicende politiche, l’unico Anno Santo fu celebrato nel 1825 con papa Leone XII.

Noi, però, nella folla accorsa al Giubileo del 1300 (uno storico di allora, il fiorentino Giovanni Villani, parlava di 200 mila persone) puntiamo l’obbiettivo su due pellegrini eccezionali. Il primo  primo è proprio Dante Alighieri che ci offre una sorta di ripresa visiva di quell’afflusso enorme. Siamo nel VIII cerchio infernale, nella prima delle dieci Malebolge (“bolgia” è una sorta di “sacca, fossa”), con una massa di ruffiani e seduttori. È il canto XVIII dell’Inferno e il poeta per rappresentare il movimento di quei «grandi peccatori» ricorre alla pianificazione dei pellegrini che era stata introdotta allora e che è curiosamente simile a quella stabilita nell’attuale Anno Santo.

Cercherò di parafrasare i versetti 28-33 di quel canto. I romani, a causa della moltitudine («esercito molto») dei pellegrini, avevano studiato di far transitare la gente sul ponte di Castel Sant’Angelo secondo due direttrici: da un lato, quelli rivolti al Castello e diretti alla basilica di San Pietro; d’altro lato quelli di ritorno che andavano lungo l’altra sponda del fiume verso il centro città, ove si levava un “monte”, un’altura detta Giordano.

Solo un cenno all’altro pellegrino, Giotto, che muore nel 1337. Celebre è il suo affresco con Bonifacio VIII che, quasi in un’istantanea, proclama il Giubileo da una loggia. Una volta collocato nel Palazzo Lateranense, ora i pellegrini lo potranno contemplare nel primo pilastro della navata intermedia destra della basilica di San Giovanni ove da secoli è stato trasferito.


09 gennaio 2025

 
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