Ancora una volta, l’annuncio della Passione da parte di Gesù è seguito da reazioni dei discepoli che dimostrano una certa incoscienza da parte loro, come si può constatare dall’episodio di Marco scelto per la liturgia della ottava domenica dopo Pentecoste. Nei versetti immediatamente precedenti a quelli in oggetto, infatti, il Maestro ha di nuovo preparato i suoi al destino che lo aspetta a Gerusalemme. Per tutta risposta, ecco la richiesta di Giacomo e Giovanni che definire stonata è più che un eufemismo. La domanda che pongono a Gesù, in realtà, sembra per loro davvero importante, tanto che mettono le mani avanti preparando il terreno: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiediamo». Invitati a proseguire, ecco che richiedono per sé un trattamento di favore, aspirando ad occupare posti d’onore nella futura gloria di Gesù. Dopo tutte le istruzioni ascoltate sulla Passione e sul servizio, dopo le incomprensioni di Pietro e dei Dodici, dopo che il Maestro ha parlato di rifiuto, scherni, flagellazioni e morte, loro si preoccupano di garantirsi privilegi alla fine dei tempi.
La prima risposta di Gesù rispedisce ai mittenti la pretesa mettendo in evidenza tutta la loro incoscienza: non hanno idea di cosa chiedono e di cosa aspetti Lui e loro. La seconda risposta, però, acconsente in qualche modo alla pretesa dei due, riformulando in modo differente la richiesta. Con le immagini del Battesimo e della coppa da bere, il Maestro rimette di nuovo al centro la morte violenta che dovrà affrontare, provocando i due a riguardo: «Siete disposti e pronti ad affrontare con me la morte?» è il senso della sua domanda fuor di metafora.
Con sufficienza e inconsapevolezza, Giacomo e Giovanni affermano senza tentennamenti la loro disponibilità. Non si può non vedere tutta l’ironia della situazione, pensando a come poi andranno davvero le cose sul Calvario. La reazione indignata degli altri dieci spinge Gesù a proporre ai suoi una nuova istruzione che li riporta con i piedi per terra. In prima battuta, fa appello alla loro conoscenza circa i comportamenti dei grandi del mondo, descrivendone le abitudini di governo con due verbi indicanti atteggiamenti oppressivi e autoritari. Successivamente, afferma che tra i discepoli non deve essere certamente così, ma è il servizio vicendevole a dover regnare nella loro comunità. A chi desidera il primo posto, come Giacomo e Giovanni, non resta che mettersi a servire come fanno i servi e gli schiavi. Nel caso non fosse sufficientemente chiaro e forte l’insegnamento, Gesù rafforza il concetto, dichiarando che il «Figlio dell’uomo» è venuto a porsi come contro-modello dei potenti e dei loro stili di governo. È il dono di sé all’altro a caratterizzare la sua persona e tutta la sua missione, fino alla morte in croce.
Sul Calvario è manifesto quanto valga ogni uomo e donna agli occhi di Gesù e fino a che punto sia disposto ad arrivare perché la vita di ognuno sia preservata. La direzione del Maestro è opposta a quella di Giacomo e Giovanni, ancora accecati dal fascino del potere.