Il quarto evangelista, dopo aver raccontato dell’incontro di Gesù con Nicodemo, dà notizia della sua attività battesimale in Giudea, dove si è stabilito con i suoi discepoli («Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea, e là si tratteneva con loro e battezzava» Giovanni 3,22). Sembra così crearsi una certa concorrenza con il Battista, che a sua volta battezzava e raccoglieva discepoli ma in una regione di erente, probabilmente in Samaria.
Il parallelo tra i due che Giovanni costruisce nel suo Vangelo è l’oggetto della terza lettura della quinta domenica di Avvento. Data notizia dell’attività di Gesù e del Battista, l’evangelista inscena una discussione tra i discepoli di quest’ultimo e un Giudeo la cui identità non è chiarita, ma la cui funzione letteraria è evidentemente quella di creare un pretesto perché i discepoli del Battista manifestino il loro disappunto per quel che Gesù va attuando.
La disputa verte attorno al tema della purità, più speci camente sulla retta pratica del battesimo. In sostanza, l’oggetto della controversia sembra essere il valore puri catore dei gesti compiuti da Gesù e dal Battista. Nelle parole dei discepoli di Giovanni, però, oltre ad esserci la memoria della testimonianza già resa dal loro maestro al parente, c’è una evidente preoccupazione per il successo che questi sta riscuotendo. Tra i due rispettivi gruppi di discepoli sembra esserci una certa rivalità.
Il Battista risponde con tre argomenti. Anzitutto corregge la scorretta lettura dei propri discepoli riguardo a quanto sta accadendo, smontando ogni possibile rivalità. «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo» (Giovanni 3,27) dice, facendo così capire che tutti coloro che vanno da Gesù gli sono mandati da Dio e quel che egli ottiene è solo dono di Dio. In seconda battuta, ricorda ai suoi che aveva già precisato i rapporti tra lui e Gesù, indicandolo come Messia e prevedendone dunque il successo. Quel che sta accadendo è solo la conferma fattuale della validità della sua testimonianza, dunque anche dell’autorevolezza del Battista.
Il terzo argomento, in ne, pesca le immagini dall’ambito delle nozze, focalizzandosi sul ruolo dell’amico dello sposo. Questi, benché avesse importanti responsabilità nella celebrazione (a ancare lo sposo, fare da testimone e forse portare la sposa dal padre di lei al danzato) era comunque una gura di secondo piano. La metafora non è di di cile interpretazione: Gesù è lo sposo e il Battista il suo amico che gioisce pienamente nel sentire la voce dello sposo mentre si apre il tempo della festa e del banchetto di nozze, con evidenti riferimenti al compimento dei tempi messianici. Non vi è alcuna concorrenza tra i due, anzi, piena armonia nell’alternarsi dei ruoli. Gesù sta sorgendo come un’aurora e Giovanni tramontando come un crepuscolo. Si apre il tempo nuovo, quello in cui si è chiamati ad accogliere Colui che, «venendo dall’alto», saprà rendere piena testimonianza del Padre.