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domenica 28 maggio 2023
 

Domenica 15 gennaio 2022 - II dopo l'Epifania

La liturgia della Parola di questa domenica ci offre il passo del Vangelo secondo Giovanni che racconta l’episodio delle nozze di Cana, momento con cui si dà avvio ai segni compiuti da Gesù e alla sua vita pubblica.
Ciò che suscita l’intervento del Signore è l’osservazione di sua madre Maria che evidenzia il venir meno del vino, quel vino che era essenziale per il banchetto, che era portatore di gioia in un giorno di grazia, come quello delle nozze. La stessa situazione può capitare nella nostra vita: affrontare un periodo arido di soddisfazioni, nel quale la felicità e la gioia di vivere hanno lasciato spazio alla stanchezza e all’apatia. Sono i periodi nei quali smettiamo di vivere e iniziamo a sopravvivere, nei quali fatichiamo a trovare un senso nel nostro fare e uno strano senso di insoddisfazione si ripresenta al termine di ogni giornata. Ignorare che tutto questo possa accadere non è la strada vincente. Possiamo trovare mille anestetici al nostro sentire: possono essere gli amici, può essere il lavoro, possono essere le sostanze; ma tutti questi aiuti sono temporanei e rischiamo a lungo andare di prosciugare sempre più lentamente le nostre forze. Il brano dell’evangelista Giovanni ci indica la via per uscire da questa impasse: affidarci completamente al Signore, come dice Maria ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Bisognerà allora mettersi in ascolto della sua parola, riconoscere quel messaggio che indirizza proprio alla mia persona, Colui che mi conosce in profondità, meglio di quanto posso fare io di me.
Maria non sceglie a caso le parole e quel «qualsiasi» ha un significato ben preciso: Gesù può chiederci qualcosa che agli occhi dell’uomo non ha il minimo senso, può invitarci a compiere dei cambiamenti che non pensiamo di essere pronti ad attuare, può stravolgere i nostri piani. È soltanto avendo piena fiducia in Lui che Egli potrà compiere quei gesti straordinari che riportano la gioia nella nostra vita, che fanno ravvivare la festa che si era spenta. Bisogna permettere a Dio di partire dalle anfore sporche della nostra persona, per tramutarle in botti colme di ottimo vino. Capita di rimanere talmente stupiti dalle parole che intuiamo ci vengano rivolte da Dio, al punto tale da decidere che stiamo prendendo un abbaglio, che non è possibile ci venga richiesta una cosa del genere. È la forza insita in quel “qualsiasi” che spalanca possibilità inattese, vi è una sana pazzia nella fede, che merita di essere vissuta per gustare appieno del progetto di Dio su di noi.
Così come nella prima lettura, Dio indica a Mosè di battere un semplice bastone su di una roccia per far sgorgare l’acqua che avrebbe dissetato il popolo di Israele, nella stessa maniera desidera far tornare a sgorgare la gioia ogni volta che la nostra vita si inaridisce. Affidiamoci a Lui per superare i momenti di smarrimento, perché grazie alla nostra fede si possa tornare a vivere appieno il tempo che ci è donato, scopriamo la bellezza di quel «qualsiasi», così inatteso, che racchiude la chiave di volta per una strada senza via d’uscita.


12 gennaio 2023

 
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