Nel Rito ambrosiano dopo la festa del Battesimo del Signore non inizia – come invece avviene per il Rito romano – il tempo ordinario, ma si celebra il tempo dopo l’Epifania. Per questa ragione le letture domenicali sono centrate ancora sul mistero dell’incarnazione.
Oggi meditiamo su quello che l’evangelista Giovanni definisce «l’inizio dei segni compiuti da Gesù» (2,11): non “miracoli”, ma segni, che conducono altrove, segnando, appunto, la strada che porta a riconoscere in Gesù – il bambino di Betlemme – il Signore e il Messia.
Ma come contempliamo, anche in questa domenica, il mistero dell’incarnazione? Nella tradizione liturgica antica si leggeva che la manifestazione del piccolo Gesù a Betlemme, davanti ai Magi, è solo la prima di tre “epifanie”: ad essa seguono il Battesimo del Signore (celebrato domenica scorsa), e le nozze di Cana.
Per cogliere uno dei molteplici significati di questa pagina il lezionario ci offre una chiave di lettura speciale, data dall’accostamento tra Maria ed Ester. Illuminante è il ritornello al Salmo: «Intercede la regina, adorna di bellezza», che si addice a tutte e due queste donne ebree. Mentre Maria intercede perché la festa di matrimonio non finisca male, e facendo notare a suo figlio che manca il vino gli fa compiere il primo dei segni, nella storia di Ester vi è in gioco la vita del popolo ebraico. Questa donna, infatti, scelta dal grande re di Persia per la sua bellezza, non gli ha ancora rivelato la sua identità etnica e la sua fede religiosa: Assuero non sa che è Ester è ebrea, e che il suo nome è in realtà Adàssa. Ma quando il popolo della regina è in pericolo, a causa delle gelosie del perfido Aman che odia gli ebrei, allora la regina, dopo qualche incertezza, viene allo scoperto. Recandosi dal suo sposo senza averne avuto il permesso – e quindi mettendo a repentaglio la propria vita – lo invita a un banchetto al quale parteciperà anche il suo nemico. A questo punto, Ester racconta tutto ad Assuero, e a lei, come a tutti gli ebrei, viene risparmiata la vita.
Per l’intercessione della regina Ester, l’Israele in esilio viene salvato, ma non è sempre stato così. Una giovane filosofa ebrea, ricevuto il Battesimo e poi entrata nel Carmelo, Edith Stein (santa Teresa Benedetta della Croce), nel poemetto Dialogo notturno da lei composto prima di essere deportata ad Auschwitz, immagina che una notte una misteriosa figura femminile arrivi nel suo monastero: è la regina Ester. Dopo aver raccontato la propria storia alla madre priora, che le dice: «Oggi un nuovo Aman (Adolf Hitler) con odio amaro ha giurato strage al tuo popolo. È per questo che Ester è ritornata?», la regina risponde: «Io erro per il mondo, per implorare rifugio per il popolo senza patria, sempre scacciato e calpestato, ma che pure non può mai morire».
Il 17 gennaio ricorre la giornata del dialogo ebraico cristiano. È l’occasione per curare il rispetto, il dialogo e la conoscenza della tradizione ebraica, pensando a Maria di Nazaret, “laetitia Israel”, e alla regina Ester