Nella seconda domenica di Quaresima, ascoltiamo ogni anno il racconto dell’incontro tra Gesù e la donna samaritana al pozzo di Giacobbe, vicino alla città di Sicar. Il confronto tra i due occupa la prima e maggior parte del testo proposto, lasciando il resto al dialogo di Gesù coi discepoli e all’arrivo degli altri abitanti del paese, giunti sul posto dopo quanto raccontato loro dalla donna. Data la lunghezza del brano, ci soffermiamo solo sullo scambio tra Gesù e la Samaritana, composto da tre parti: una prima in cui si affronta il tema dell’«acqua viva», una seconda in cui Gesù tocca il tasto della vita coniugale della donna e una terza nella quale si tratta della «vera adorazione» di Dio.
Il colloquio sull’acqua viva si gioca su due piani: quello letterale, per il quale si intende un’acqua di sorgente, e quello metaforico nel quale all’acqua è associata l’idea di salvezza. Lo scambio tra Gesù e la donna è costruito sul fraintendimento: mentre la Samaritana interpreta letteralmente, Gesù e il lettore si muovono sul piano simbolico. Ma è proprio lo stratagemma del malinteso che consente a Giovanni di costruire un graduale percorso di comprensione di ciò che è realmente in gioco. Gesù inizialmente si pone come colui che domanda e la cosa stupisce la donna, prigioniera delle barriere culturali e religiose che rendono quel dialogo fuori luogo.
Con l’allusione al dono di Dio, Gesù cerca di condurre la donna a una comprensione più profonda delle sue parole, senza però riuscirvi, prigioniera com’è dell’idea materiale dell’acqua. Il Maestro insiste, spiegando che l’acqua di cui parla non è comune, infatti disseta per sempre, fa sgorgare sorgenti nelle persone e zampilla per sempre. La donna finalmente cambia sguardo e quell’uomo non appare più ai suoi occhi come un semplice viaggiatore stanco a cui donare qualcosa, ma qualcuno da cui può ottenere un dono capace di trasformare la sua vita, benché lo intenda ancora a livello esclusivamente materiale.
Gesù sposta il discorso sulla vita personale della donna che appare tormentata, segnata da numerose crisi e in attesa di un compimento. La donna cerca effettivamente l’acqua viva di cui ha sentito parlare e la domanda circa il luogo in cui adorare che rivolge a Gesù, ora da lei considerato come un profeta, lo conferma. La risposta di quest’ultimo è molto elaborata. Anzitutto ricolloca la questione dicendo che non la si può affrontare con criteri passati ma guardando al futuro del tempo che viene, quello della piena manifestazione di Dio.
Questo tempo è inaugurato proprio dalla presenza del Cristo ed è caratterizzato da un’adorazione fatta «in Spirito e verità», cioè grazie ai doni dello Spirito e secondo quanto pienamente manifestato in Gesù Cristo. La donna replica professando la sua fede nella venuta messianica ma, non riconoscendo che è già presente, spinge Gesù a rivelarsi. In quell’uomo assetato e stanco è presente il Dono di Dio. La brocca abbandonata dalla donna che corre al villaggio dice la trasformazione interiore avvenuta: è pronta ad accogliere l’«acqua viva».