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venerdì 13 settembre 2024
 

Domenica 17 luglio 2022 - VI dopo Pentecoste

Uno degli snodi più significativi della storia di Israele, se non addirittura il più importante, è quello dell’alleanza sul monte Sinai. Il rituale di cui si parla nel libro dell’Esodo ricalca alcune pratiche in uso tra i popoli del Vicino Oriente Antico, che si alleavano tra loro per sconfiggere i nemici o per conservare la pace.
Il significato del rito è chiaro e, semplificando, è composto da due parti principali: i figli di Israele accolgono le condizioni del patto, e promettono di osservarne il contenuto («Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!»; «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto»); poi viene preso il sangue dai sacrifici offerti a Dio, e con esso, mediante un’aspersione, vengono simbolicamente uniti i due contraenti: Dio, rappresentato da un altare, e il popolo.
Questi temi, che ritorneranno nella storia del rapporto tra Dio e il suo popolo, erano già presenti in quell’alleanza speciale che il Signore aveva stipulato con Abramo, col sangue della sua circoncisione (Genesi 17). La potenza simbolica del sangue sarà talmente evidente che anche l’alleanza rinnovata da Gesù avrà luogo mediante tale elemento. Si credeva, infatti, che il sangue rappresentasse la vita, perché un animale o una persona che fosse privata di esso, era destinata alla morte.
L’alleanza mediante il sangue di Gesù nei Vangeli è descritta in due modi diversi. I Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca), insieme alla Prima lettera di Paolo ai Corinzi, danno il resoconto di quanto Gesù disse durante la sua ultima Cena, tenendo davanti a sé un calice con del vino: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati» (Matteo 26,28). Coloro che – scrive Paolo – ripeteranno queste parole e celebreranno questo rito, conserveranno la memoria di quell’ultima Cena del Signore («Fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me»; 1Corinzi 11,25).
Nel Vangelo di Giovanni, invece, il sangue di Gesù ritorna nella pagina offerta dal lezionario odierno. Non siamo più nel cenacolo, e il Messia crocifisso sta ormai donando la sua vita – il suo sangue – morendo come un criminale condannato da Roma per lesa maestà. Quella morte però non viene compresa né dall’evangelista Giovanni né dagli altri autori dei libri del Nuovo Testamento come una morte qualsiasi. Dal costato ferito di Gesù scaturisce il sangue dell’alleanza per il perdono dei peccatori.
Il primo che, in ordine di tempo, ha colto questo significato della morte del Signore è stato Paolo, che, ad esempio, nella Lettera ai Romani, ha scritto come «mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (5,8).
Partecipare alla celebrazione della Messa, allora, significa molto più che ritrovarsi nella Chiesa come discepoli di Gesù; è molto più che pregare; è molto più che ascoltare la Parola di Dio: è, innanzitutto, accogliere nella propria vita il frutto di quella Passione, e per mezzo di quel sangue versato, entrare nel patto d’alleanza con Dio.


14 luglio 2022

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