In questa terza domenica dopo Pentecoste il Vangelo ci propone parte del dialogo che Gesù ha con Nicodemo. Questo ultimo era un capo dei Giudei che si presenta da Gesù di notte, perché nessuno sappia della sua visita, e che aveva intuito l’importanza del Signore, la verità della sua parola e la forza dei suoi gesti. Con queste parole Nicodemo si rivolge a Gesù all’inizio del capitolo terzo del Vangelo di Giovanni: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui».
Nella parte conclusiva del loro dialogo, quella riportata nel passo odierno, il Signore racconta del progetto straordinario che ha portato alla sua presenza in mezzo a noi: l’incarnazione è avvenuta perché si possa realizzare la salvezza dell’umanità, perché ogni uomo e ogni donna ricevesse in dono la vita eterna. Vi è una sola richiesta necessaria: avere fede in Gesù. È grazie alla fede che si può realizzare la salvezza, che la nostra vita travalica ogni confine temporale ed entra nell’orizzonte dell’eternità. Il Signore chiarisce con fermezza che la sua non è una venuta per la condanna, ma di salvezza. Il progetto di Dio non prevede altra possibilità che non la salvezza; quest’ultima non si realizza solo nel caso in cui sia l’uomo con la sua libertà a privarsene, rifiutandola. È attraverso l’assenza di fede che l’uomo viene condannato o, è meglio dire, si autocondanna, perché si priva dell’unica chiave che dà accesso alla salvezza. Dio non vuole condannare nessuno di noi, a prescindere dalle nostre cadute ed errori, ci chiede semplicemente di avere fede in Lui.
Le parole di Gesù richiamano il prologo di Giovanni: «La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie». Come è possibile scegliere le tenere al posto della luce? Rifiutare il calore della luce per rimanere imprigionati dal freddo della sua assenza? Eppure, la storia ci ricorda in continuazione quanto sia facile che tutto questo accada. Scegliere la luce è spalancare lo sguardo sulla verità di noi stessi, smettere di cercare di nascondere qualcosa a noi o a Dio stesso. Scegliere la luce è affidarsi al Signore e lasciarsi condurre nel cammino della vita dalla sua parola, lasciarsi educare dai suoi gesti. Scegliere la luce è lasciare spazio alla speranza e accogliere la fede. Fermiamoci a pensare alla nostra vita: in quali scelte concrete ho mostrato la mia apertura alla luce? Sono mai stato spaventato dalla luce, quella vera e piena che desidera illuminare e salvare ogni parte della mia persona? Cosa mi ha spaventato della forza salvifica della luce? Educarsi alla luce è camminare verso la verità. La luce di Dio non vuole andare alla ricerca di ciò che è da condannare ma desidera sanare e salvare tutto ciò che illumina.
«Spalancate le porte a Cristo», così si rivolgeva ai giovani il papa Giovanni Paolo II, alla stessa maniera possiamo dire: spalancate la vita alla luce, accogliete la salvezza, lasciatevi scaldare dall’unica luce che riporta alla vita.