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domenica 09 febbraio 2025
 

Domenica 2 Febbraio 2025 - Presentazione del Signore

La festa della Presentazione del Signore al tempio ci offre la possibilità di soffermarci su uno degli episodi del Vangelo di Luca tra i più intensi e significativi: l’incontro di Maria, Giuseppe e Gesù bambino con Simeone e Anna. L’evangelista costruisce la scena dando conte delle ragioni che portano al tempio la famiglia di Nazaret e sottolineando con parecchia enfasi - tre volte nei primi tre versetti - la necessaria obbedienza alla Legge mosaica.

Organizzato lo scenario, ecco entrare in scena il primo dei due personaggi peculiari dell’episodio: Simeone. Di lui non viene detto molto, ma quel che più lo caratterizza e che ha segnato la sua esistenza è l’attesa di Colui che avrebbe compiuto le promesse di Dio su Israele. È un uomo giusto e pio, docile allo Spirito, il quale gli aveva lasciato presentire che prima della sua morte avrebbe incontrato il Cristo. È proprio lo Spirito a spingerlo al tempio e a favorire il suo incontro con la famiglia di Nazaret. Trovandosi di fronte il bambino, Simeone non si limita a guardarlo ma lo «accoglie» tra le sue braccia, quasi come se gli fosse stato offerto perché destinato a lui.

Sul piano simbolico Luca costruisce l’immagine di quel che Israele dovrebbe compiere nei confronti di Gesù e che invece, lungo il suo racconto, si dimostrerà incapace di fare. D’altra parte, su un piano più meramente personale, il gesto di Simeone è particolarmente significativo: lo sguardo, l’abbraccio, la preghiera che accompagna il gesto dicono un’accoglienza totale nei confronti di Gesù, che coinvolge tutta intera la persona del vecchio israelita. Peraltro, è particolarmente eloquente la scena di una persona che nella sua fragilità di anziano ne abbraccia un’altra anch’essa fragile per ragioni esattamente opposte. È un’immagine pregnante di cosa sia e cosa comporti l’annuncio/accoglienza del Vangelo.

Dopo i gesti, ecco le parole del cosiddetto «Nunc dimittis». Simeone guarda al suo Dio come un servo al suo padrone. Ora il dovere è compiuto ed egli chiede di essere lasciato andare. In questo si può leggere l’allusione alla morte, ma anche la semplice conclusione del suo impegno. Può andare perché, se i suoi occhi non hanno visto Dio, però hanno visto la sua salvezza che ha illuminato la vita sua e del popolo intero. La luce che quel bambino porterà, rivelerà però anche le contraddizioni, le infedeltà e le doppiezze di molti cuori e il suo cammino sarà travagliato.

Per questo Simeone profetizza a Maria il dolore di chi dovrà partecipare alle sofferenze del figlio. Il pio israelita lascia poi la scena ad Anna che viene annunciata come profetessa. Se di Simeone ci viene descritto l’animo, di Anna vengono raccontate l’appartenenza, il ruolo e le opere. Sebbene profetessa, purtroppo Luca non le dà parola, lasciando muto il suo discorso sulla redenzione di Gerusalemme, forse condizionato dalla diversa considerazione delle donne rispetto agli uomini nel tempo e nel luogo in cui scriveva. Il ritorno a Nazaret prepara il successivo arrivo di Gesù al Tempio, dove sarà ritrovato dai suoi come maestro tra i maestri.


30 gennaio 2025

 
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