La Domenica di Pasqua ci porta, come ogni anno, nel giardino della risurrezione. Il grande racconto biblico inizia con un altro giardino, quello di Eden, in cui si narra della frattura che segna profondamente l’umanità al suo interno e nel rapporto con Dio. La Maddalena, insieme a Gesù “nuovo Adamo”, nel loro ritrovarsi rappresentano meravigliosamente il principio di riconciliazione e la forza creatrice di armonia che provengono da Dio e che si manifestano nella loro bellezza pasquale.
Maria di Màgdala è tornata al sepolcro dopo avere informato gli apostoli della sparizione del corpo di Gesù. Fuori dalla tomba piange un pianto inconsolabile. È la tristezza del discepolo che ha perso il Maestro e che Gesù aveva preannunciato nei discorsi dell’ultima cena (Giovanni 16,20). Dall’esterno del sepolcro si china per vederne l’interno e scorge i due angeli la cui presenza cambia la natura del luogo: non si tratta di uno spazio di morte, bensì della presenza di Dio. La loro domanda serve solo a preparare l’incontro di Maria con Gesù, il vero centro della scena.
La donna è costretta a voltarsi: per vedere il Signore deve allontanare lo sguardo dalla tomba e volgerlo altrove poiché per vedere il Risorto non è alla morte che si deve guardare. Maria non lo riconosce. Giovanni suggerisce in questo modo che la risurrezione di Gesù non è la rianimazione di un cadavere. Il Risorto non è semplicemente identificabile con l’uomo storico Gesù, ma appartiene a una nuova dimensione, quella divina, non immediatamente percepibile dagli occhi umani. Il breve botta e risposta tra i due fa emergere l’incapacità di Maria di accedere da sola al mistero del Risorto. La fede pasquale può essere generata solo da una parola del Cristo.
L’ulteriore malinteso – «Dimmi dove hai posto il suo corpo» – serve a Giovanni per evidenziare come il corpo storico di Gesù sia scomparso e come il rapporto con il Risorto possa stabilirsi solo a livello della Parola. Il riconoscimento avviene infatti proprio per mezzo di una parola. Il Cristo chiama la donna per nome e ciò le apre gli occhi. Non avviene un miracolo o un segno prodigioso, ma solo viene pronunciata una parola, che non rivela l’identità del Risorto, bensì quella di chi lo incontra. Maria è riconosciuta, chiamata, incontrata nella sua propria identità ed è così che riconosce a sua volta Gesù.
La reazione della donna che lo chiama «Rabbunì» e lo abbraccia, ripropone la modalità di rapporto che aveva con il Gesù storico, non più adeguata. La famosa reazione del Risorto – «Non mi toccare» – e le parole seguenti circa il suo salire al Padre, dicono a Maria che ora il legame con Lui deve essere differente. Egli ci sarà e lo si potrà sempre incontrare ma in modi inediti. Viene infine inviata ai discepoli, chiamati per la prima volta «fratelli»: l’innalzamento di Gesù crea un nuovo ordine di rapporti. Ora possono vivere con Lui una comunione che prima della sua dipartita non era possibile e tale esperienza rigenera anche le relazioni tra di loro rendendole nuove.