Nella domenica dell’Incarnazione, ascoltiamo ancora una volta il brano dell’Annunciazione. Luca costruisce il racconto della nascita di quest’ultimo secondo lo schema anticotestamentario dell’«annuncio divino a un singolo individuo», nella particolare categoria di «promessa della nascita un figlio». Allo schema tradizionale, aggiunge poi il motivo del concepimento verginale e della preesistenza del Messia, necessari a giustificare dal punto di vista narrativo la provenienza divina del nascituro. Inoltre, intreccia i racconti delle origini di Gesù con quelli del Battista che ha descritto nei versetti precedenti, creando così un parallelismo imprescindibile nella lettura delle vicende dell’uno e dell’altro.
L’indicazione temporale del primo versetto del brano annuncia infatti che Gesù nascerà dopo il Battista e il suo ministero sarà successivo a quello di Giovanni. Il parallelismo tra i due procede poi per contrasto: con Maria non siamo più a Gerusalemme ma a Nazaret, non è in un tempio ma è in una casa, l’angelo non usa una solenne distanza ma familiare intimità.
Maria è una giovane probabilmente dodicenne (età in cui le ragazze venivano date in moglie) giuridicamente già sposata (si è celebrato il fi danzamento e versata una quota dell’indennizzo dovuto alla famiglia della sposa) ma vive ancora sotto l’autorità paterna, in attesa di andare nella nuova casa. Giuseppe, il marito, è citato giusto per evidenziare l’appartenenza di Gesù alla discendenza davidica, ma poi è messo da parte perché risalti l’origine divina del figlio attraverso l’immagine del concepimento verginale.
Il saluto dell’angelo non ha in realtà, nel greco originale, la valenza di un invito alla gioia, si tratta piuttosto di un semplice saluto mattutino. Ad esso segue la famosa espressione «tu che hai ricevuto grazia» con cui si indica più propriamente la predilezione e il favore di Dio che non la grazia santfi cante. La chiamata per nome e il saluto «Il Signore è con te» indicano, secondo il retroterra biblico, che c’è in gioco un compito da assumere, cosa che giustifica il turbamento della giovane, per quanto prontamente rassicurata dall’angelo.
Gabriele prosegue poi annunciando la nascita e spiegando l’identità del bambino, cosa che apre infine alla straordinarietà dell’evento: si tratta del Cristo atteso che viene qui iscritto nella cornice del messia/ re davidico. Il suo percorso, dunque, procede dalla nascita all’ascesa al trono, fino al defi nitivo regnare. Il domandare di Maria non è segno di scarsa fede, come nel caso di Zaccaria, bensì di una fede che si interpella e che interpella, mossa dal desiderio di comprendere ed essere responsabilmente attiva. La risposta dell’angelo dichiara che il bambino sarà generato da Dio stesso: non sarà dunque il re del nazionalismo giudaico ma rivelerà il modo di regnare di Dio.
Il consenso di Maria, lungi dall’essere una passiva accettazione della volontà altrui, esprime l’intraprendente obbedienza di chi si fa carico di un progetto che condivide appieno e intende fare totalmente suo.