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lunedì 17 marzo 2025
 

Domenica 22 gennaio 2023 - III dopo l’Epifania

Il brano di Vangelo è il passo comunemente noto come “moltiplicazione dei pani”. Il primo aspetto che colpisce è la disponibilità costante di Gesù nei confronti delle folle che lo seguono, Egli non si tira indietro e si dedica a chi ha necessità di essere guarito. Proprio il tema del prendersi cura è al centro di questo brano e va ben oltre i segni miracolosi relativi alle guarigioni degli ammalati. Quando il giorno si avvia al declino gli apostoli preoccupati della folla, suggeriscono al Signore di congedarla, perché possa trovare il sostentamento loro necessario. Di fronte a questa mentalità, il Signore risponde loro facendogli capire cosa vuol dire prendersi cura realmente di qualcuno. «Date voi stessi da mangiare», con queste parole Gesù suggerisce un approccio al problema completamente opposto rispetto a quello dei Dodici.

Il Signore ci insegna che prendersi cura dell’altro implica partire dalla nostra persona, non è una semplice azione esterna che compiamo, ma è un mettersi in gioco, sporcarsi le mani, far dono di parte della nostra vita. La cura del prossimo non è qualcosa da appaltare a qualcun altro e neppure un “ognuno pensi per sé”, piuttosto è un donarsi, una condivisione di ciò che si è, prima ancora di ciò che si ha. Se dipendesse da quello che possediamo, chi ha poco sarebbe impossibilitato a curarsi del prossimo, invece non è così, tutti siamo chiamati a curarci del fratello, perché tutti abbiamo una vita che ci è stata donata, da cui partire e condividere.

Ampliando lo sguardo sulla nostra vita: non possiamo sempre rimandare le attenzioni per il prossimo a una agenzia o un’autorità preposta, ma è necessario partire dal poco e piccolo che è nella nostra possibilità. Forse non potremo essere la soluzione del macroproblema, ma ognuno di noi non è indifferente, ha un dono da condividere, fosse anche solo l’ascolto, il tempo, un sorriso, un incoraggiamento. Avere cura del prossimo è qualcosa di più profondo del – seppur importante – aiuto materiale: è far sentire accompagnati, è far riscoprire il valore della propria vita, è dimostrare un gratuito esserci. Partiamo da noi stessi, per scoprire che nessuno è giustificato nel tirarsi da parte, che c’è una possibilità che coinvolge ciascuno di noi.

Di fronte all’invito del Signore, gli apostoli rispondono come saremmo tentati a fare anche noi: «Non abbiamo che…»; vi è la tentazione di evidenziare la nostra pochezza, la sproporzione di ciò che abbiamo e quello che siamo, di fronte alla grandezza del problema. Ancora una volta Gesù scegli di partire proprio da questa pochezza per compiere grandi cose: affidando il nostro poco a Lui, si ha la possibilità che venga tramutato in molto. Dalla nostra pochezza alla sovrabbondanza, questo è il miracolo che Dio desidera attuare, non ci mette da parte per risolvere da solo il problema, ma trasforma la nostra vita in linfa vitale per la vita altrui. La farina della nostra vita è poca cosa se non entra a contatto con il lievito, che è l’opera di Dio, ma quando questo accade allora capiamo che è possibile “dare noi stessi” senza perdere nulla.


19 gennaio 2023

 
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