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martedì 22 aprile 2025
 

Domenica 23 febbraio 2025 - Penultima dopo l’Epifania «della divina clemenza»

Il racconto che ci viene proposto dalla liturgia della penultima domenica dopo l’Epifania è la chiamata di Levi, secondo il Vangelo di Marco. Ci troviamo all’inizio dello scritto marciano, al capitolo 2. Gesù ha già avviato il suo ministero pubblico, inaugurandolo con la chiamata dei primi discepoli: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni. I quattro hanno subito lasciato ogni cosa, cominciando a seguirlo e accogliendolo prontamente per un pranzo in casa di Simone. Dopo il racconto di alcune altre guarigioni, Marco propone una nuova, stavolta sorprendente, chiamata. Il protagonista è un pubblicano, un esattore delle imposte che lavora per conto dei romani, lucrando sulla sua attività di riscossione. La sua professione lo qualifica come peccatore pubblico, inviso al popolo e ai suoi capi, e come persona impura, il contatto con la quale rende impuri. La chiamata di Gesù è senza dubbio scandalosa. La perentorietà dell’invito è la stessa usata per i primi quattro discepoli: «Seguimi». Nulla più che camminare insieme a Lui, senza il bisogno di aggiungere promesse, proclami, assicurazioni di sorta.

La parola di Gesù appare per la seconda volta straordinariamente autorevole, capace di smuovere e sostenere le libertà che sollecita. I discepoli nascono da una Parola che li chiama e li genera dentro un’esperienza che consisterà, essenzialmente, nel vivere costantemente alla presenza di quella Parola, consentendo alla sua forza e alla sua autorevolezza di plasmare le loro vite. Si comprende così la sobrietà di quel «Seguimi»: l’impegno a cui Gesù li invita è una relazione da mantenere viva.

La sequela evangelica appare così in tutta la sua chiarezza non come una dottrina, ma come un legame con il Maestro da costruire, nutrire, curare e in cui dimorare. Il fatto che la possibilità della sequela venga rivolta a un peccatore pubblico mostra quanto sia universale l’o erta di vita che il Vangelo contiene. Non ci sono condizioni, limiti, privilegi, categorie. A Levi, poi, non viene annunciato un futuro da “pescatore di uomini” come accade invece ai primi quattro discepoli, non apparirà nell’elenco dei Dodici (benché la tradizioni e il parallelo in Matteo l’abbia sovrapposto all’apostolo omonimo) e di lui non si sentirà più parlare in tutto il racconto di Marco. Dunque non necessariamente la sequela si traduce nel lasciare ogni cosa, ma può tradursi nell’accogliere Gesù e vivere la comunione con lui in altre modalità.

Che Levi gli faccia spazio nella sua vita è plasticamente rappresentato nell’accoglienza domestica che il pubblicano gli riserva e che tanto scandalizza gli scribi dei farisei. La loro reazione critica lascia pensare che la presenza di Gesù alla mensa dei pubblicani, considerati impuri, manifesti la sua intenzione di avere una relazione stabile con questi ultimi. Cosa che costituiva un prepotente abbattimento delle barriere tra il puro e l’impuro e un rovesciamento delle convenzioni religiose. La risposta di Gesù, opera in ne un ribaltamento ancora più radicale: non è il peccato ad essere contagioso, ma la santità e la sua volontà di salvezza.


20 febbraio 2025

 
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