Il passo di Vangelo che ci viene proposto in questa VIII domenica dopo Pentecoste ci narra la chiamata dei primi discepoli: Simone e suo fratello Andrea, Giacomo e suo fratello Giovanni. La scena avviene lungo il mare di Galilea, infatti i fratelli sono pescatori e si trovavano lì proprio perché svolgevano il loro lavoro quotidiano. I dettagli che ci vengono raccontati dall’evangelista Matteo non sono molti, così come è scarno il dialogo tra Gesù e i discepoli, addirittura nella seconda chiamata non sono neppure riportate le parole pronunciate da Gesù ai figli di Zebedeo, si dice semplicemente: «Li chiamò».
Nella prima chiamata che ha come destinatari Simone e suo fratello Andrea, il Signore si rivolge a loro con una frase tutt’altro che chiara: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». La promessa che viene fatta ai fratelli pescatori non è di fama o di successo, ma di essere pescatori in una maniera nuova, pescatori di uomini. Possiamo intuire che Simone e Andrea non avessero idea di cosa volesse dire diventare pescatori di uomini, eppure subito essi lascino le reti e seguono Gesù. Sarà stato lo sguardo? Sarà stata la curiosità? Sarà stato il desiderio cambiare vita? Non lo sappiamo. Quando il Signore interviene nella nostra vita non ci descrive passo dopo passo la strada che ha pensato per noi, non ci garantisce dei risultati come accade in un piano di sviluppo industriale, Egli ci fa un invito.
L’invito che riceviamo rispetta la nostra libertà e ci interpella, ci chiede di scommettere sulla Sua guida, di affidarci a Lui senza conoscere i singoli tratti di cammino che ci saranno da compiere giorno dopo giorno. Non so se conoscete quelle piattaforme fatte di tante piastrelle che si possono illuminare: seguire Gesù è accettare che ogni giorno si illumini solo la piastrella dove spostarsi di volta in volta, senza avere la percezione di quanto lungo o tortuoso sarà il cammino.
Come è possibile allora seguire il Signore che passa e ci chiama? Perché non si parla solo con le parole e uno sguardo può toccarci il cuore più di mille promesse. Non sappiamo come si sono sentiti guardati i primi discepoli, ma quello che l’evangelista riporta è che entrambi i fratelli hanno lasciato subito quello che stavano facendo per accettare l’invito del Signore. Non c’è esitazione, lasciano ciò che conoscono ed era la loro vita per iniziare un cammino di cui non conoscono nulla.
Proviamo a chiederci come ci sentiamo guardati da Dio: abbiamo fiducia in Lui? Ci sentiamo amati e compresi? Questo è essenziale per dire il nostro sì, per seguirlo nella strada che solo Lui conosce ma condurrà alla nostra gioia piena. Lo sguardo di Dio può passare attraverso gli occhi di diversi testimoni, quelle persone che grazie alla loro fede e umanità hanno saputo aiutarci ad avere la certezza che Lui è sempre accanto a noi, che si rivolge a ciascuno di noi con uno sguardo colmo d’amore e rispetto. È nel nostro quotidiano, negli spazi che abitiamo abitualmente, che Dio si manifesta senza effetti speciali e ci rivolge il Suo delicato invito. Sapremo seguirlo?