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lunedì 21 aprile 2025
 

Domenica 24 novembre 2024 - II di Avvento I figli del Regno

Nella liturgia della seconda domenica di Avvento viene proposto l’avvio del Vangelo di Marco che colpisce subito per la sua essenzialità, accompagnata da una importante densità di significati.

«Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio»: comincia così lo scritto di Marco, mettendo in chiaro fin da subito che ciò di cui intende parlare è qualcosa di buono, una notizia lieta che merita di essere raccontata per la sua capacità di generare bene. Questa «buona novella» ha a che fare con un uomo – Gesù – al quale appartiene quella parola. Anzi, per l’ambiguità dell’espressione, sembra che la «bella notizia» sia proprio lui.

È interessante che Marco esordisca presentando anzitutto l’uomo Gesù, lasciando dopo i titoli teologici attribuitigli. L’intento dell’evangelista è consentire ai discepoli delle generazioni successive alla prima, che non hanno mai incontrato il Maestro, di entrare anzitutto in contatto con la sua storia di uomo, con la sua umanità viva e incarnata. Il rischio, infatti, man mano che ci si allontanava temporalmente dalle vicende terrene del Cristo, era di perderne tutto lo spessore storico e umano, rinchiudendo la sua figura in definizioni teologiche e dando il via a un discepolato di slogan dottrinali. La separazione tra la fede e il concreto del vivere era dunque dietro l’angolo. Occorreva invece sentire tutto il peso storico dell’umanità del Nazareno, perché solo all’interno di una carne di uomo qualunque possono essere davvero accolte e lette le affermazioni circa il suo essere «Cristo» e «Figlio di Dio». Alla giusta comprensione di questi due concetti Marco dedica, infatti, il suo scritto, impegnandosi a decostruire le false immagini a riguardo.

Di questa avventura ci troviamo dunque nell’«inizio», come il testo dice con un’espressione che si presta a diverse letture. «Inizio» può intendersi anzitutto come avvio della narrazione, considerando dunque come «Vangelo» tutto il racconto a seguire. Allo stesso tempo, però, può anche voler dire che tutto lo scritto di Marco è «l’inizio», di un Vangelo costituito non solo dal testo ma da ciò che i discepoli vivranno dopo la Pasqua. Inoltre, può anche significare «fondamento, principio fondante», intendendo così che lo scritto, mettendoti a contatto con l’uomo Gesù, Cristo e Figlio di Dio, è fondamento imprescindibile della tua vita evangelica.

Di questo Gesù, Marco dà subito ai suoi lettori elementi importanti. Grazie alle parole del Battista sappiamo che si tratta di uno «più forte», che ha un potere superiore a Giovanni dato che non farà passare dall’acqua ma dallo Spirito. Se di forza si tratta, quindi, non sarà usata per dominare, colpire, soggiogare ma per salvare e sanare. Nel Battesimo, infatti, la cornice che viene richiamata da parole, segni e contenuti è quella del Servo sofferente di Isaia. Ecco in primo piano l’umanità di Gesù: la sua è carne d’uomo che patisce, resta ferita e infine muore. Il deserto delle tentazioni, in cui entra subito dopo il Battesimo, è proprio l’immagine della sfida quotidiana del restare umano che anche il Figlio di Dio ha dovuto sostenere.


21 novembre 2024

 
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