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martedì 22 aprile 2025
 

Domenica 26 Gennaio 2025 - Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe - Festa

La liturgia della Domenica della Santa Famiglia ci propone, come lettura evangelica, il testo di Matteo che narra il ritorno dall’Egitto di Maria, Giuseppe e del bambino. Un angelo aveva informato Giuseppe nel sonno delle intenzioni omicide di Erode, suggerendogli di rifugiarsi in Egitto finché la minaccia non fosse svanita. Alla fuga dei tre, Erode aveva reagito con la strage degli infanti di Betlemme, la cui storicità è scarsamente attendibile ma il cui intento letterario è chiaro: mostrare la misura della malvagità del sovrano e della violenza di cui era capace, queste sì, storicamente accertate.

Nel testo di Matteo, quindi, non v’è traccia di alcuna volontà divina nel compimento della strage e le citazioni bibliche che fanno da cornice all’evento non fanno che inquadrarlo nella storia della salvezza. La nascita di Gesù è così circondata di segni favorevoli quanto di elementi ostili. V’è chi lo accoglie, anzi addirittura lo cerca intensamente come i Magi, ma anche chi fin da subito agisce per eliminarlo, sentendo il proprio potere messo in pericolo dalla sua presenza, come Erode e i suoi sapienti.

La nascita del Figlio di Dio avviene in un clima di scontro tra Dio e i suoi nemici e l’interesse di Matteo è mostrare che sulla vicenda di Gesù si stende la mano premurosa del Padre. Le forze ostili non prevarranno sulla volontà di salvezza di Dio che nel bambino – «Dio con noi» – si deve realizzare. Alla morte del sovrano malvagio, ecco il rientro dall’Egitto che avviene in due tappe. In evidenza, come nel caso della discesa in terra egiziana, vi sono la guida di Dio e l’attenta obbedienza di Giuseppe che esegue alla lettera le indicazioni ricevute. Di Maria, Giuseppe e il bambino si dice che rientrano nella «terra d’Israele», tipica espressione biblica e rabbinica utile ad evidenziare che Gesù figlio di Davide torna nella terra al cui popolo è stato espressamente inviato.

Nella prima parte del suo ministero pubblico, peraltro, il Gesù di Matteo insisterà sul suo essere mandato principalmente alle pecore perdute di Israele. I tre andranno a stabilirsi in Galilea e una prima ragione è la presenza di Archelao, anch’egli sovrano terribile, l’incontro con il quale è opportuno evitare. Ma la citazione di compimento conclusiva suggerisce che c’è un’altra necessità del ritorno a Nazaret, insieme al fatto che, in ogni caso, era comunque il paese di provenienza di Gesù.

Le Scritture avevano già previsto che si sarebbe chiamato «Nazoreo». Che cosa ciò signi chi Matteo lo spiegherà in seguito, parlando della terra di Nazaret quale «Galilea delle genti» (4,15). Così Matteo anticipa il percorso che il Messia farà da Israele verso tutte le genti, favorito dalla resistenza che incontrerà presso il suo popolo. Inoltre va ricordato che nell’ambiente siriano, in cui probabilmente viveva la comunità di Matteo, «nazorei» era l’appellativo con cui venivano chiamati i primi cristiani. Gesù, nel recarsi a Nazaret, diviene così simbolicamente Maestro e Signore di una nuova e più universale comunità costituita da tutti i credenti in Lui.


23 gennaio 2025

 
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