L'ultima domenica dopo l’Epifania, detta «del perdono», precede l’inizio della Quaresima: ancor prima che si apra il cammino di conversione per i credenti, la liturgia della Chiesa offre loro una riflessione sulla grazia della remissione dei peccati. In questo anno liturgico il Vangelo proclamato ci porta a Gerico, che Gesù deve attraversare mentre sale a Gerusalemme, e ci presenta la storia di una ricerca, di uno sguardo e di una vita cambiata.
Solo Luca doveva conoscere, grazie alle sue fonti, la scena che si inquadra perfettamente nel programma teologico dell’evangelista, e che infatti conserva qualche suo tratto stilistico. Uno dei più evidenti è l’avverbio «oggi» pronunciato qui da Gesù per ben due volte: la prima rivolgendosi al capo dei pubblicani di quella città («Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua»), la seconda quando risponde a coloro che mormorano contro di lui, per il fatto che accoglie i peccatori e addirittura entra a casa loro («Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo»).
«Oggi» è, infatti, una caratteristica del Terzo vangelo e svolge una funzione non tanto cronologica, quanto piuttosto teologica: appare la prima volta nelle parole degli angeli che cantano il Gloria («Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore»; Luca 2,11), sulla bocca di Gesù quando inaugura la sua missione a Nazaret («Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»; 4,21), nell’esclamazione della gente che vede le opere da lui compiute («Oggi abbiamo visto cose prodigiose»; 5,26), e – dopo la nostra pagina – nel perdono che Gesù offre al ladrone dalla croce («Oggi con me sarai nel paradiso»; 23,43).
La salvezza non verrà domani, è già data oggi, basta cercarla: i pastori la troveranno in una casa di Betlemme, i fedeli in sinagoga a Nazaret nel volto di chi sta proclamando un brano di Isaia, le folle nei prodigi compiuti da Gesù, il ladro crocifisso nel perdono ricevuto.
Anche Zaccheo deve cercare qualcosa da Gesù, perché non si vergogna di salire su un albero. Poi invece ecco lo sguardo che chiarisce tutto: era Gesù che voleva incontrare lui, non il contrario. Da qui in avanti per Zaccheo cambia la vita. Lui che per tutti era un “peccatore”, un non osservante della Legge e un collaborazionista del potere romano, non si sente giudicato, ma amato per quella visita così importante.
Gesù non si è fermato a casa dall’esattore di Gerico perché era ricco e avrebbe potuto offrigli un’ottima ospitalità: l’ha voluto incontrare perché si convertisse. Già il Battista aveva chiesto a quelli di loro che andavano a farsi battezzare di non esigere più di quanto era fissato (3,13), e ora Zaccheo ammette che può aver sbagliato («Se ho rubato a qualcuno...»; 19,8), ed è pronto a rimediare dando ai poveri non solo la percentuale raccomandata per ripagare un danno, ma addirittura la metà di quanto possedeva.
Quell’«oggi» di misericordia che Zaccheo attendeva da tempo, è arrivato per lui con Gesù.