Il passo del vangelo di Marco che la liturgia della Parola ci propone in questa domenica narra della guarigione di un paralitico. Diversi sono i dettagli importanti che lasciano trasparire la specificità di questa guarigione rispetto altri miracoli compiuti dal Signore Gesù. All’inizio del passo si dice che Gesù torna a Cafarnao: in effetti nel capitolo precedente del vangelo di Marco, Egli si trovava proprio in questa città e aveva guarito diversi infermi, dopo il primo segno straordinario realizzato in favore della suocera di Pietro, era stato costretto ad allontanarsi per il gran numero di persone che si presentavano a Lui. Vediamo che la situazione non è cambiata e il Signore è, ancora una volta, accerchiato da tante persone.
Il paralitico che godrà delle attenzioni di Gesù è impossibilitato di raggiungerlo da solo, per questo vi è un gruppo di amici che, dopo aver scoperchiato il tetto del luogo dove si trovava il Signore, permette questo straordinario incontro. Ecco qui il primo dettaglio importante: vi è un gruppo di persone che conducono chi è nel bisogno presso il Signore. Questo gruppo di amici possiamo vederlo come la comunità cristiana alla quale apparteniamo: ci sono persone che necessitano dell’intervento della comunità per incontrare il Signore; persone che, forse, non conoscono Dio o si sono allontanati da Lui per una cattiva esperienza vissuta nella loro vita. Siamo capaci di favorire l’avvicinamento di chi è lontano? Sappiamo con delicatezza, pazienza e mansuetudine, accompagnare all’incontro con il Risorto? Non possiamo sentirci esclusi da questo compito, non possiamo semplicemente delegarlo alle persone consacrate; ogni cristiano è chiamato a farsi da tramite, diventare ponte che favorisce l’avvicinamento tra chi è nel bisogno e Colui che lo sta già cercando.
Il secondo dettaglio che dovrebbe destare la nostra attenzione sono le prime parole che Gesù rivolge al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Non accenna ad alcuna guarigione, ma si sofferma sul perdono dei peccati, è solo in un secondo momento che avverrà il miracolo che farà tornare a camminare il malato. Il Signore ci fa capire che la cosa più importante, il dono più grande che può essere fatto all’uomo, non è la salute fisica, ma la salvezza che si attua attraverso il perdono dei peccati. La guarigione è strumento perché i presenti credano nella capacità di Gesù di perdonare i peccati, serve per far nascere in loro la fede.
Qual è la nostra relazione con la misericordia di Dio? Ci rendiamo conto del valore immenso in essa contenuto o ci rapportiamo con essa con leggerezza? Sappiamo far tesoro della possibilità di essere perdonati dai nostri peccati? Ogni volta che un penitente mi ha manifestato la sua fatica nel vivere il sacramento della riconciliazione, gli ho sempre detto che finché faceva fatica era un bel segno, perché non è possibile approcciarsi con leggerezza a qualcosa di così grande e importante.
Forse la nostra vita è immobile più di quella del paralitico guarito e chiede semplicemente di essere travolta dalla misericordia di Dio.