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lunedì 17 marzo 2025
 

Domenica 30 ottobre 2022 - II dopo la Dedicazione

La partecipazione delle genti alla salvezza

 

Anche in questa domenica, come nella precedente, si tratta del tema della salvezza per le genti. Il cristianesimo non è una religione settaria o esclusivista: “ecumenica” per natura, aperta e sparsa in tutto il mondo, è l’offerta del Vangelo di Gesù per tutti.
Per trattare di questo tema il lezionario ci chiede di tornare indietro di qualche pagina nel racconto di Matteo, fino alla parabola delle nozze del figlio del re. L’ultima parabola indirizzata da Gesù ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo non parla soltanto degli invitati alle nozze, ma anche di un uomo che non ha l’abito nuziale adatto per partecipare alla festa. La conclusione, al v. 14 («Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti»), serve evidentemente a tutte e due le storie e conserva un detto di Gesù molto suggestivo, ma difficile da interpretare.
Noi ci soffermiamo su due aspetti della parabola. Il primo riguarda lo stesso Gesù. Nonostante quanto suggerito da uno studio del 1970 (William Phipps, Gesù era sposato?) che ha riaperto il dibattito sullo stato civile di Gesù, e al quale sono seguiti diverse pubblicazioni sullo stesso tema (sei con lo stesso titolo!), e nonostante la stravagante ipotesi di Dan Brown ne Il Codice da Vinci (nel quale la Maddalena è la “moglie” di Gesù), i Vangeli non dicono che Gesù fosse sposato. Eppure, i Vangeli e altri scritti del Nuovo Testamento lo ritraggono così, proprio come “lo sposo”, ed è addirittura egli stesso a presentarsi in tal modo, quando chiede: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare» (Marco 2,19). Gesù, infatti, ha amato l’umanità e la Chiesa come uno sposo ama la propria sposa.
Il secondo punto è l’interpretazione della parabola, che per eminenti studiosi sarebbe questa: il re che prepara la festa per il figlio è Dio; il figlio è Gesù, e la festa per il matrimonio rappresenta il banchetto escatologico. I servi inviati due volte sono i messaggeri di Dio, e l’uccisione degli inviati rappresenta il martirio dei profeti e di Gesù. La terza missione dei servi, invece, è la missione ultima della Chiesa, nella quale bene e male si confronteranno fino alla fine dei tempi.
Se è vero che questa lettura può rispecchiare la storia della salvezza, bisogna però specificare e ricordare che si tratta pur sempre di una parabola, e non è corretto interpretarla in modo allegorico. Ecco perché non si può arrivare a dire, per esempio, che tutto Israele ha rifiutato l’invito del re, che la città messa a fuoco è Gerusalemme, e così via.
Così facendo, infatti, si fa presto ad attribuire le responsabilità agli “altri”, a quelli che hanno rifiutato l’invito, evitando così di lasciarsi interpellare dal fatto che la possibilità di non entrare alla festa è per tutti. Per evitare questo rischio, si deve ribadire che la parabola di Gesù è rivolta inizialmente alla comunità dell’evangelista Matteo, ma poi anche ai lettori di ogni generazione, tra i quali ci siamo noi.
 


27 ottobre 2022

 
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