Nel racconto evangelico di questa domenica pasquale, incontriamo Maria di Magdala piangente fuori dal sepolcro. Il legame con il suo Maestro era diventata la sua identità: senza di Lui non può stare. Il suo pianto, più volte sottolineato, appare inconsolabile: non solo Gesù morto, ma anche il suo corpo è sparito. Chinatasi per vedere l’interno del sepolcro, scorge i due angeli la cui presenza ridefinisce la natura del luogo: non si tratta più di un luogo di morte ma di uno spazio di presenza divina. Il rapido botta e risposta tra la donna e i due in bianche vesti serve solo a preparare l’incontro vero che avviene quando la donna si gira, allontanando lo sguardo dal sepolcro per volgerlo altrove.
La risurrezione di Gesù per Giovanni non è la rianimazione di un cadavere. Il Risorto appartiene a una nuova dimensione e la donna non può riconoscerlo autonomamente. L’interrogativo che il Risorto rivolge a Maria insieme alla sua risposta, sono la dimostrazione di tutto ciò. La fede pasquale, il riconoscimento credente che il Signore è vivo, non la si costruisce da sé, ma è dono generato solo da una parola di Cristo. Lo svelamento avviene esattamente così, grazie a un appello rivolto dal Risorto alla donna, che così viene posta ancora una volta nella posizione del discepolo in ascolto del Maestro che d’ora in poi, però sarà presente in modo differente. Il Cristo chiama la donna per nome e ciò le apre gli occhi.
Colpisce il fatto che l’identità del Risorto non si svela perché Lui dichiara il proprio nome, ma nel nominare il nome di un’altra. Maria è riconosciuta, chiamata, incontrata nella sua identità e così riconosce a sua volta Gesù. Costui, infatti, è colui che conosce perfettamente i suoi, come l’immagine del buon pastore aveva raccontato. Chiamandolo «Rabbuni» e abbracciandolo, Maria ripropone però le modalità di rapporto costruite con il Gesù storico che non sono più adeguate.
La famosa reazione del Risorto – «non mi toccare» – e le parole seguenti sul suo salire al Padre, dicono a Maria che ora dovrà imparare una modalità di relazione con Lui differente. Viene inviata ai discepoli, chiamati per la prima volta «fratelli»: l’innalzamento di Gesù crea un nuovo ordine di rapporti. Ora possono vivere con Lui una comunione che prima della sua dipartita non era possibile e tale comunione trasforma le relazioni tra di loro introducendoli in una fraternità nuova.
Il Risorto chiama Maria per nome restituendola a se stessa, ma il Maestro le restituisce anche gli altri discepoli. Glieli restituisce come fratelli. Istituisce il sacramento della fraternità. Ogni volta che si guarderanno e si riconosceranno come fratelli e sorelle, sarà per grazia del Risorto e sarà l’occasione in cui Lui si renderà presente e vivo in mezzo a loro.
L’incontro con il Risorto non consiste nel toccare un cadavere tornato alla vita, ma nell’ascoltare una Parola che ci riconsegna a noi stessi e al dono inestimabile di sentirci e chiamarci «fratelli e sorelle».