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martedì 08 ottobre 2024
 

Domenica 31 ottobre 2021 - II Domenica dopo la Dedicazione

Nel vangelo secondo Luca, Gesù viene presentato diverse volte mentre si trova a tavola insieme ai farisei. In quelle occasioni non cessa di insegnare e di mostrare il suo pensiero, come fa oggi attraverso la parabola del grande banchetto. Di essa si ha una versione anche nel vangelo secondo Matteo (22,2-10), ma tra le due vi sono alcune differenze. In Matteo, anzitutto, la parabola è narrata da Gesù a Gerusalemme, ai sommi sacerdoti e agli anziani; per Luca invece Gesù è ancora in viaggio verso la città santa, e si rivolge ai farisei. Nel vangelo di Matteo l’invito è per la festa di nozze del figlio del re, mentre in Luca si tratta della festa di un “uomo”, un “padrone”. La conclusione di Matteo è che «molti sono chiamati, ma pochi eletti» (22,14), mentre Luca non offre alcuna sintesi della parabola.

Lasciando perdere altre differenze – quelle evidenziate ci permettono già di capire come le parole di Gesù sono state trasmesse oralmente, e poi rielaborate dalle comunità e dai singoli evangelisti – la trama della parabola è simile: nonostante ci sia una festa pronta ad accogliere gli invitati designati, questi non vogliono partecipare; mentre il “re”-“padrone” potrebbe perdersi d’animo (e nella versione di Matteo, di fatto, si arrabbia), la festa non viene rimandata, e vengono invitati quelli che si trovano per strada: poveri, storpi, ciechi e zoppi e, secondo Matteo, «cattivi e buoni» (22,10).

Più complicato è trovare il significato e lo scopo di questa parabola, caratterizzata da una evidente indeterminatezza. In un senso generale, sembra voler dire che il regno dei cieli (così Matteo 22,1) è un invito per tutti, ma non tutti – per qualche ragione – lo accolgono. Da qui ne viene una conclusione importante riguardante la libertà della scelta di fede. Credere in Dio e seguire il Vangelo non è un obbligo, ma un atto libero. Forse anche noi possiamo domandarci se siamo arrivati alla fede grazie a una decisione personale, e non solo per gli insegnamenti, o i condizionamenti, ricevuti dall’ambiente o dalla nostra educazione.

Nella parabola, poi, da molti è stato trovato un significato che riguarda la storia della salvezza, che ritorna anche pagina del profeta Isaia con gli oracoli rivolti agli stranieri. Dio, grazie al suo profeta, annuncia una grande gioia anche per i non appartenenti alla nazione d’Israele, perché il Signore ama tutti i popoli. Gesù forse voleva dire proprio questo: se alcuni del popolo eletto non hanno accolto il Vangelo, la salvezza si apre anche ad altri, ai pagani (cioè, gli ultimi ad essere stati invitati).

Nella versione lucana però emerge un elemento originale, ovvero l’attenzione alla categoria sociale dei poveri (Luca 14,21). Sono questi, finalmente, a essere chiamati alla festa, che sembrava organizzata solo per chi possedeva campi, o buoi, o poteva a sua volta dare un banchetto di nozze. Ecco perché alle parole del suo ospite, che dice «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio» (Luca 14,15), Gesù risponde con questa parabola, che invita a far entrare anche i poveri alla nostra mensa.

 


28 ottobre 2021

 
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