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lunedì 24 marzo 2025
 

Domenica 5 Gennaio 2025 - Dopo L'Ottava del Natale

In questa prima domenica dell’anno incontriamo Gesù, già adulto, nel suo paese natale. Luca, infatti, nel suo Vangelo fa cominciare il ministero del Cristo proprio a Nazaret, in sinagoga, di sabato. Durante il culto, Gesù si alza per leggere. Il testo che le sue labbra pronunciano è un mix di Isaia 61 e di Isaia 58, una rielaborazione cristiana che Luca costruisce ad arte per anticipare i temi che saranno tipici dell’agire di Gesù: lo Spirito che accompagna Gesù e lo consacra fa del suo agire la perfetta manifestazione del volto di Dio. Di che agire si tratta? Anzitutto è un’attività di annuncio di buona notizia rivolta ai poveri. La predilezione per i miserabili dà subito a tutto il ministero di Cristo una prospettiva ben definita.

In seconda battuta, si tratta di un’opera di liberazione che procede anzitutto dalla Parola che salva dalla cecità delle false dottrine, dalla mancanza di senso, dal disorientamento, dalla confusione, dall’errore. Inoltre, è un’azione che «invia nella libertà» chi è fatto a pezzi da un debito o chi è tenuto sotto pressione dalla necessità di un riscatto. Ciò che viene descritto è dunque un «tempo di grazia».

Quello che segue, da parte di Gesù, non è un commento alla parola vero e proprio come era d’uso fare, ma la dichiarazione di un compimento. Quelle parole si realizzano in quel momento secondo due prospettive. Anzitutto, il compiersi di quelle profezie avviene in Gesù stesso. Nel suo modo di essere uomo, Figlio, fratello accadono l’annuncio, la liberazione, la salvezza. Gesù comprende se stesso in quella Parola e allo stesso tempo la comprende con la propria esistenza, sentendo che la Scrittura lo abbraccia in tutto il suo essere. Gesù trova lì un principio di comprensione di se stesso, del mondo, della storia, dell’umanità in cui si è immerso, proprio nella Scrittura.

Allo stesso tempo, quella Parola si compie – deve compiersi – anche «nelle orecchie» di chi ascolta. Cioè, è nell’accoglienza intenzionale e sincera di quell’annuncio di grazia, da parte di ciascuno, che esso accade e si realizza. Paradossalmente, Gesù sta dicendo alla sua gente che non c’è un solo Messia a portare salvezza, ma che ciascuno può portare la salvezza messianica realizzando quelle parole con la propria vita.

C’è un’iniziale meraviglia per le sue parole e gliene rendono testimonianza: l’accoglienza dunque è positiva, non ci sono cenni apparenti di ostilità, anzi, lo stupore è quello tipico di chi si sta davanti a un evento soprannaturale che non si comprende. Ma ciò non toglie tutta la fatica che faranno ad accettare la realtà che la carne di un compaesano sia il tempio della presenza di Dio. C’è qualcosa di Gesù che non riusciranno ad afferrare: l’ordinarietà del figlio di Giuseppe resta per loro incompatibile con la grazia che esce dalle sue parole. L’episodio si concluderà, nella parte che non leggiamo nella liturgia, con uno scontro vero e proprio che costringerà Gesù ad andare altrove, per dare compimento a quella Scrittura oltre gli ostacoli che le si parano davanti.


02 gennaio 2025

 
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