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domenica 25 maggio 2025
 

Domenica 6 Aprile 2025 - V di Quaresima Di Lazzaro

La quinta domenica di Quaresima ci propone come lettura evangelica della liturgia, la risurrezione di Lazzaro, presa dal capitolo 11 del quarto Vangelo. Il racconto esordisce dando conto della malattia e presentando i protagonisti. Tra Gesù e quella famiglia corre un legame di affetto particolare. Le sorelle del moribondo, infatti, fanno leva proprio sulla sua speciale amicizia con Gesù per sollecitare da questi un intervento.

L’amore di Gesù non solo per Lazzaro, ma anche per Marta e Maria viene sottolineato con forza da Giovanni. Il bene condiviso è la chiave di lettura del prodigio, come si intuisce dalla reazione di Gesù alla notizia della malattia: ciò che da lì a poco si vedrà sarà la forza vivificante dell’amore di Dio che si manifesta nel Figlio.

Davanti a tanto affetto riconosciuto, non può non sorprendere il temporeggiare di Gesù, che però trova ragione nello stile narrativo di Giovanni, per il quale ogni atto dell’attività di Gesù ha la sua «ora», che non è dettata dalle circostanze ma dal compiersi della volontà del Padre. Si comprende perché, poco dopo, lui stesso annuncia la morte dell’amico insieme all’intenzione di raggiungerlo e la volontà di compiere un gesto che susciti la fede nel Dio che sempre dà vita.

Quando Gesù giunge a Betania, Lazzaro è già nel sepolcro da quattro giorni. È Marta a raggiungerlo fuori dal villaggio, mentre Maria lo attende in casa, e le parole che gli rivolge non sono una protesta, ma solo un rammarico carico di sofferenza. Prova ne è la grande attestazione di fede che la donna dà nel dialogo che conduce con l’amico e Maestro. Convinta di un legame unico tra Lui e il Padre, non esita a confermare la sua fiducia in Gesù come Cristo, capace di dare risurrezione e vita.

Anche Maria, invitata dalla sorella su comando di Gesù, raggiunge quest’ultimo gettandosi ai suoi piedi piangente e suscitandone la profonda commozione. Seguendo la lettera del testo, si tratta di un’emozione dai tratti rabbiosi: Gesù è fremente di collera di fronte alla morte che distrugge l’opera di Dio.

Ancora in preda al forte coinvolgimento, Gesù si fa condurre alla tomba chiedendo che venga aperta. La sottolineatura della decomposizione già in corso certifica la morte di Lazzaro e amplifica la portata del prodigio che sta per compiersi.

Gesù rivolge al Cielo una preghiera che è anzitutto azione di grazie ma soprattutto mostra quale legame vi sia tra Lui e il Padre, a beneficio della fede degli astanti. È un ordine impartito con un grido potente a strappare Lazzaro dai legacci della morte che lo stringe come le bende e il sudario che lo avvolgono. Quest’ultima immagine favorisce un’interpretazione simbolica del prodigio: l’evangelista, con questo racconto, invita i suoi lettori alla fede piena nel Dio della Vita, Padre di Gesù, secondo la quale non esiste la morte, ma solo la Vita in forme diverse. In quella fede, non possiamo guardare ai nostri fratelli e sorelle defunti come imprigionati dalla morte e destinati alla distruzione, ma piuttosto come viventi nella Vita senza limiti.


03 aprile 2025

 
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