Il Vangelo di questa domenica punta l’attenzione sul legame che esiste tra Gesù e Dio Padre, attraverso il Figlio noi abbiamo la possibilità di conoscere il Padre. Nell’accoglienza e nel rispetto dei comandamenti noi siamo introdotti nella dinamica d’amore che coinvolge la Trinità, un amore che nasce dalla presenza eterna del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e che ci invita a gustarla. L’amore diventa strumento di conoscenza, soltanto imparando ad amare ed essere amati abbiamo la possibilità di scoprire il vero volto di Dio, di scoprire di riflesso la nostra più profonda identità di figli e di vivere appieno la dinamica comunionale che ci lega a Dio. Le parole al centro del passo dell’evangelista Giovanni sono rivolte ai discepoli, non alle folle, perché essi sono stati i primi a riconoscere la verità della parola di Gesù e a vivere il legame affettivo con Lui, hanno lasciato la loro vecchia vita per seguirlo e restargli accanto, impegnandosi a osservare i comandamenti.
La parola del Signore non deve essere semplicemente ascoltata ma chiede di essere vissuta, questo è il primo gesto d’amore nei suoi confronti. Noi spesso fatichiamo ad arrivare al livello uno, l’ascolto della Parola, distratti da mille pensieri e sempre di corsa tra diversi impegni. Senza un paziente ascolto non ci potrà essere una messa in pratica seria e attenta, per questo motivo dovremmo impegnarci a vivere un tempo di preparazione prima di ascoltare la Parola: sia che l’ascolto avvenga attraverso la lettura personale, sia che si tratti della partecipazione ad una celebrazione comunitaria, proviamo a fermarci qualche istante per creare un terreno buono nel nostro cuore che favorisca il radicarsi della Parola di Dio. Tutto questo implica mettere in conto di investire più tempo, di non arrivare di corsa alle porte della chiesa, di trovare il modo per fare silenzio dentro di noi, prima ancora che attorno a noi, così da lasciare che la nostra attenzione sia rivolta alla Parola che conta.
Il passo successivo sarà poi metterla in pratica, dare diritto di parola alla sua Parola, così che possa orientare le nostre scelte e i nostri atteggiamenti. Certo si tratta di un cammino lungo, che ci accompagnerà per tutti i giorni della nostra vita terrena, ma la cosa importante è l’orientamento, il desiderio fermo di accordare la nostra esistenza al suo insegnamento. Questa è la palestra d’amore più bella, nella quale facciamo esperienza delle vittorie e delle sconfitte, della gioia e della misericordia.
San Paolo, nella seconda lettura scrive, ai Filippesi: «Dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore». Ascoltare e mettere in pratica la Parola è esattamente fare questo: dedicarci alla nostra salvezza, che si realizza attraverso l’opera di Dio nella nostra vita. Ognuno di noi cerca questo, magari esprimendolo con parole diverse, ma la gioia piena nella vita dell’uomo si realizza nella via della salvezza, quella che non possiamo costruirci da soli, ma soltanto accogliere nella dinamica d’amore che ci lega a Dio.