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martedì 10 settembre 2024
 

Domenica 8 settembre 2024 - II dopo il martirio di san Giovanni il precursore

Il brano evangelico che ascoltiamo in questa seconda domenica di settembre è lo spezzone conclusivo di un lungo discorso che Gesù rivolge a un gruppo di Giudei. La circostanza è la guarigione che il Nazareno ha compiuto facendo camminare un uomo malato, infermo da trentotto anni. Era un sabato il giorno in cui il paralitico era stato sanato e la cosa, secondo i Giudei (appellativo indicante qui il gruppo degli oppositori di Gesù e non il popolo intero), era contraria alla Legge mosaica. Da qui lo scontro che, a seguito di una chiara risposta di Gesù – «Il Padre mio agisce anche ora e anche io agisco» (Giovanni 5,17) – degenera in una volontà omicida da parte dei Giudei.

In risposta all’accusa che gli viene rivolta di guarire di sabato e, soprattutto, di farsi uguale a Dio, Gesù spiega di usamente la qualità del rapporto tra Lui e il Padre suo, incentrandola tutta attorno alla volontà di vita e salvezza per l’umanità che li lega in un agire comune: «Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole» (Giovanni 5,21).

A questo proposito, produce tre testimonianze a suo favore, oltre a quella di «un Altro», che si intuisce essere il Padre suo, ma la cui attestazione non è facile da cogliere con i criteri del mondo. Offre dunque queste ulteriori tre, più facilmente leggibili, nelle quali si può scorgere e intuire la testimonianza di quell’«Altro» di cui parla.

La prima è di Giovanni Battista. Se i Giudei l’avessero ascoltato, avrebbero comunque intrapreso la via della salvezza, ma così non è avvenuto. Il loro ascolto è stato effimero: si sono avvicinati alla sua “luce” per poco e se ne sono rapidamente allontanati.

La seconda viene dalle «opere» che Gesù compie. Sono una testimonianza più grande e di qualità superiore rispetto alla prima, per il fatto che sono in obbedienza a un mandato ricevuto da Dio.

L’ultimo testimone chiamato in causa, la Scrittura, non fa che confermare ogni cosa. Essa rimanda a Lui e, ancor di più, trova proprio in Cristo il principio della sua verità. Ma chi non accoglie il Figlio non sa scrutare nemmeno la Scrittura.

Nessuna testimonianza, alla fine, sembra però essere servita. Da dove tanta cecità e resistenza? Gesù denuncia il comportamento dei suoi avversari, svelando come nei loro cuori non vi sia anzitutto l’amore di Dio e per Dio, bensì la ricerca della gloria presso gli umani. Se avessero in cuore l’amore del Padre non potrebbero non accogliere il Figlio. Ma essi accolgono più volentieri altri, perché di altro hanno riempito il loro animo. In apparenza adoratori di Dio. Nel cuore, idolatri. La loro fede è, in realtà, una “mala fede”.

Nonostante ciò, Gesù si smarca dal ruolo di possibile accusatore dei suoi nemici. Non muoverà loro alcuna accusa. Saranno invece la Legge e Mosè, ai quali loro si appellano, a condannarli. Il rifiuto di Gesù è infatti la prova che, in realtà, i Giudei non hanno nemmeno creduto a Mosè e alla sua Legge, nei quali la testimonianza a suo favore era presente e affidabile.


05 settembre 2024

 
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