Dal sepolcro vuoto alla gioia del Risorto
Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro». Giovanni 20,1-9
Nel primo episodio dei racconti della risurrezione di Cristo del Vangelo di Giovanni, la prima protagonista è una donna, Maria Maddalena. Una figura di donna centrale nelle tradizioni antiche (quelle canoniche e quelle apocrife), che ha avuto un posto importante e di rilievo nella cerchia più intima della prima comunità cristiana, rappresentando forse un polo diverso e in tensione con Pietro.
Nel capitolo precedente (il XIX) Giovanni aveva lasciato Maria Maddalena sotto la croce, sul Golgota. I Vangeli di Matteo (28,1) e Marco (16,1-2) e quello apocrifo di Pietro (12,1) ci mostrano la Maddalena tra le donne che vanno a ungere il corpo di Gesù nel giorno di Sabato. È molto bella questa presenza femminile tra il Golgota e il sepolcro, che ci dice molto sulla “competenza” delle donne per il corpo, e sul loro specifico talento di “saper stare” sotto le croci, ai capezzali e qualche volta vedere anche un sepolcro vuoto.
Con lei, presso il sepolcro, ci sono anche Pietro e «l’altro discepolo che egli amava», che un’importante tradizione ha identificato con Giovanni l’apostolo. La Maddalena, Pietro e Giovanni, tre amici e seguaci di Cristo che i Vangeli ci hanno presentato per il loro amore (philia e agape) speciale per Gesù – «Pietro, mi ami tu più di costoro? ». Questi amici speciali di Gesù sono i primi testimoni di un sepolcro vuoto, non ancora della risurrezione. Maria è impaurita, pensa che qualcuno avesse sottratto e “portato via” il Signore. Il sentimento generale è lo stupore e la paura, non ancora la gioia. Maria piange. Pietro e Giovanni tornano a casa, non vanno ancora ad annunciare il lieto annuncio che il crocifisso era stato risorto da Dio Padre.
Anche qui ritorna il ruolo centrale del tempo nella Bibbia: non solo la passione- morte-risurrezione ha avuto bisogno dell’arco temporale di tre giorni per compiersi, ma anche per prendere coscienza di che cosa fosse accaduto in quel sepolcro diventato vuoto ci fu bisogno di tempo. Maria vede il sepolcro, chiama gli amici più cari, e all’inizio tutti vedono solo un’assenza.
UNA VOCE CHE CHIAMA.
Perché Maria potesse passare dall’assenza alla risurrezione ci fu bisogno di una voce che la chiamava, che lei pensava fosse quella del custode del sepolcro. Senza una voce che ci spiega il senso dei sepolcri vuoti non riusciamo a capire le risurrezioni. Vediamo, qualche volta, sepolcri vuoti e pensiamo, tristi, che siano passati i ladri. Il primo senso della risurrezione è l’udito, non la vista. Non videro nulla, udirono soltanto una voce. Come Mosè sul Sinai, come i profeti, altri custodi (shomer) dei nostri sepolcri vuoti. Una tradizione bizantina medievale narra che dopo la morte e risurrezione di Gesù, la Maddalena andò a Roma e fu invitata dall’imperatore Tiberio. Ella teneva un uovo nelle sue mani. Quando esclamò «Cristo è risorto!», Tiberio rise, e disse che la risurrezione di Cristo era tanto improbabile quanto l’uovo che teneva in mano da bianco diventasse rosso. Improvvisamente l’uovo nella mano di Maria Maddalena si colorò tutto di rosso. Così nacque la bellissima tradizione delle uova di Pasqua.