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“Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito»”. Benedetta sincerità di Pietro! Senza nascondersi dietro grandi discorsi chiede chiaramente a Gesù quale sarebbe l’affare di aver lasciato tutto per Lui. E Gesù non sembra scandalizzato da una simile richiesta, anzi gli risponde nel dettaglio: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi».
Che tradotto significa che hanno torto quelli che pensano che il cristianesimo è la promessa di cose che accadranno solo nell’aldilà, ma è la vita centuplicata esattamente ora, in più la vita eterna insieme agli inevitabili problemi. Con un realismo eccellente Gesù dice chiaramente che la fede cristiana ha il potere di far aumentare il gusto delle cose, e sa bene che la promessa della vita eterna non coincide con la vita fortunata che cercano i pagani. Per capire questo discorso dobbiamo fare appello a qualche momento bello della nostra vita in cui magari abbiamo voluto davvero bene a qualcuno. Il bene per quel qualcuno ha cambiato la percezione alle cose intorno a noi, le ha trasfigurate, illuminate, ridimensionate. La fede è la stessa cosa: chi incontra Cristo ha un’immediata ricaduta sull’intensità del resto della propria vita, e non si crea problemi delle persecuzioni e degli ostacoli perché sa bene che il proprio destino è l’eternità e non quello che mette a credere il male.
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