Un Dio innamorato
«Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te». Isaia 62,5
Oggi celebriamo la terza epifania del Signore: dopo la manifestazione ai Magi e nelle acque del Giordano, la Chiesa ricorda il terzo evento prodigioso con cui il Signore si rivela al mondo. Durante le nozze a Cana di Galilea Gesù mostra la sua gloria, trasformando l’acqua in vino: è un segno di cambiamento e indica la novità che egli porta.
L’immagine delle nozze e dello sposo hanno fatto scegliere come prima lettura una pagina del profeta Isaia (62,1-5) in cui si parla del Signore come “sposo della terra”: «Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te». Si tratta di un cambiamento straordinario che il profeta annuncia a un popolo demoralizzato ed è la stessa parola che oggi viene rivolta anche a noi, a volte molto demoralizzati. È l’annuncio di un cambiamento. Un cambiamento che non riusciamo a percepire o a prevedere: solo il Signore infatti conosce la nostra storia futura.
Come seconda lettura, in queste domeniche, la liturgia ci propone gli ultimi capitoli della prima Lettera di san Paolo ai Corinzi: tutti gli anni a gennaio e febbraio leggiamo le parti di questa lettera. La pagina che ci è proposta quest’oggi (12,4-11) riguarda la diversità dei doni dallo Spirito, che tuttavia portano all’unità, perché tutto deve concorrere al bene comune. A ciascuno di noi è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene, per l’utilità. Il dono dello Spirito è utile, ci aiuta a vivere, è fondamentale per l’esistenza personale e comunitaria.
Il Vangelo di Giovanni (2,1-12) presenta il grande segno iniziale che Gesù compie durante una festa di nozze. A Cana si celebra l’amore di due giovani, ma si celebra soprattutto l’amore presente in un altro matrimonio: quello tra Dio, nella persona di Gesù, e l’umanità.
Del resto i testi profetici non avevano già parlato più volte in termini sponsali dell’alleanza tra Dio e il suo popolo? Questo sposalizio trova a Cana con Gesù il suo compimento o, meglio, l’inizio di quel compimento che avverrà quando Gesù, all’avvicinarsi della sua “ora”, darà in dono tutta la sua vita. Questa è la grande novità, questa è la gloria che si è rivelata a Cana.
È una realtà splendida: non è un Dio controllore o supervisore, ma un Dio innamorato che si rivela come lo sposo della sua comunità, desideroso di gioire per noi, di stare con noi, di godersi la nostra amicizia e la nostra compagnia.
È importante che impariamo a sperimentare questa presenza del Signore come lo sposo della nostra vita. E il senso della nostra vita di fede è essere insieme e goderci questo amore, sentire questo amore e ricambiarlo. Non si può ignorare Maria, perché il suo ruolo in ordine al miracolo è importante. È lei che, accorgendosi della situazione delicata, prega discretamente e dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Anche a noi manca spesso il vino della gioia, perché spenti e rassegnati. Chiediamo a Maria che sia lei, a nome nostro, di farne parola a Gesù, come ha fatto a Cana, perché torni a scorrere nella nostra umile vita il vino della gioia per una ritrovata fiducia nella presenza e nell’amore di Gesù.