Spesso nella predicazione degli antichi profeti troviamo descritto il futuro che Dio ha preparato per il suo popolo, legato al superamento di situazioni di fatica o di sofferenza, come erano state ad esempio la schiavitù in Egitto o la cattività babilonese. In altri casi invece la parola profetica non si riferisce a qualcosa di specifico, ma ad un futuro più in generale di luce e di pace, come troviamo nel testo del profeta Isaia di questa domenica: «Costituirò tuo sovrano la pace, tuo governatore la giustizia. Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini… Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più lo splendore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore. Il tuo sole non tramonterà più né la tua luna si dileguerà, perché il Signore sarà per te luce eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto».
Lo scenario qui evocato va oltre dunque una prospettiva terrena e temporale: la luce di Dio sarà eterna, per un futuro descritto come luce e come assenza di lutto. Potremmo dire che è la promessa di una vita e di una risurrezione che, nella Pasqua del Signore, si realizzerà pienamente.
San Paolo nella Prima lettera ai Corinzi ricorda ai cristiani di quel tempo, ma anche a tutti noi, quali sono i frutti della Pasqua del Signore, attraverso la risurrezione dai morti: «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita». Ecco dunque come la promessa di luce eterna del profeta Isaia si concretizza nella promessa di vita e di risurrezione per tutti noi, che il Signore Gesù ci ha conquistato e che ritroviamo nelle parole di san Paolo: «L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte».
Questa promessa di vita il Signore l’aveva preannunciata durante la sua esistenza terrena, prefigurando qualcosa che i suoi discepoli faticavano a comprendere: «Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole». Ma l’insegnamento di Gesù ci fa intravedere un’ulteriore prospettiva, cioè che il passaggio dalla morte alla vita è una promessa che non riguarda solamente il termine della nostra vita, ma qualcosa che ci accompagna quotidianamente: «Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato... è passato dalla morte alla vita».
Si tratta dunque di un passaggio, una “pasqua” di cui possono fare esperienza tutti coloro che si pongono in atteggiamento di ascolto e credono alla parola che viene da Dio, un passaggio di vita fin da ora. Tante sono infatti le situazioni “di morte”, di chiusura, di mancanza di speranza e di luce della nostra esistenza, ma i semi di risurrezione possono essere riconosciuti già in questa vita, in attesa del passaggio finale, quello del compimento della nostra vita terrena, nel regno del Padre.