Dissetarsi all’acqua viva per dare vita
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni.
Giovanni 4,39-40
Il tema della liturgia di oggi è la Vita vera. Ne è immagine l’acqua, segno centrale del rito del Battesimo, il Sacramento che ci rende partecipi della vita divina del Figlio. Nella I lettura (Esodo) si narra il miracolo dell’acqua scaturita dalle rocce, senza che avessero sorgenti, là dove gli Israeliti, per l’arsura e la sete, avevano mormorato contro Dio e contro Mosè: a ciò alludono i nomi “Massa” e “Meriba” assegnati al luogo, per fare memoria di come il popolo lì abbia “tentato” il Signore e “conteso” con Lui. Egli ha risposto con la misericordia: la vita che Dio dona non deriva da nessun esperimento scientifico e da nessuna invenzione umana, è un prodigio (cfr. Salmo 139), un dono gratuito dell’Unico Vivente, e sgorga anche in mezzo all’ingratitudine dell’uomo (cfr. Matteo 5,45). All’episodio fa eco il Salmo 94 (Responsorio, nonché Salmo Invitatorio delle Lodi mattutine): solo Dio è «roccia di salvezza», a Lui è bello «rendere grazie».
San Paolo scrive ai Romani (II lettura) richiamando il senso della vita cristiana: siamo vivi perché Gesù è morto e risorto per noi. «Nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi»: Dio è Vita e dona la vita con larghezza alle sue creature, a ciascuno di noi, peccatore, che troppe volte non ne è neanche grato. La Vita non si trova se non in Cristo, che ha vinto la morte ed è Signore della storia: il tempo che viviamo non è caso, ma sempre dono, kairòs, momento favorevole; anche il dolore e la prova sono opportunità di vita, conversione, salvezza.
L’episodio evangelico si svolge in Samaria, presso un pozzo, ove nella Bibbia avvengono gli incontri tra futuri sposi: al pozzo si trova l’acqua, simbolo della vita, che nasce in modo visibile dall’incontro sponsale. Gesù, nell’ora più calda del giorno (quando nelle culture antiche avvengono le teofanie, come in Genesi 18), incontra al pozzo di Giacobbe una donna: Egli è lo Sposo! Questa donna, provata dalla vita, delusa da relazioni che l’hanno svuotata, non vuole incontrare nessuno: per questo va al pozzo a quell’ora, desiderosa di passare inosservata e di non innamorarsi di nuovo, perché nessuno la inganni ancora, perché non la veda l’ennesimo pretendente che, come i cinque mariti precedenti e l’attuale compagno, le ruberà vita invece di darle vita. Al pozzo incontra Gesù, che le chiede da bere, che le parla di lei, che le spiega la sua vita e il suo desiderio di Vita, celato ma non sopito, che le rivela chi è Lui: Colui che dà l’acqua viva, la Vita vera, che non finisce. Trovata da Lui, la donna abbandona l’anfora: non ha più bisogno di cercare acqua che non disseta e non dà vita.
INCONTRARE GESÙ
Non sappiamo se la samaritana si converta, perché il Vangelo non lo dice: sappiamo che capisce qualcosa di sé e del mistero di Cristo e, a suo modo, se ne fa annunciatrice. E sappiamo che, per la sua parola, per quanto imperfetta, tanti vanno da Gesù, e comprendono che Lui è «il salvatore del mondo»: questi gli chiedono di restare con loro, ed Egli li accontenta, indugiando presso la loro città. E noi, Lo abbiamo incontrato? Sappiamo annunciare questo incontro che ci ha cambiato la vita e ci rende capaci di dare la vita? Gli chiediamo di restare con noi? Egli rimarrà, quale Sposo amante. Solo con Lui anche la tenebra risplende come Luce.