Chiamati tutti a dare al mondo la Parola che salva
L’angelo disse a Maria: «Elisabetta nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora ella disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Luca 1,36-38
Nel cuore dell’Avvento la Chiesa ci invita a celebrare una grande solennità dedicata alla Madre del Salvatore. Siamo nella settimana che conduce alla Domenica della gioia e tutta la liturgia esorta a rallegrarsi, dall’antifona di ingresso (Isaia 61,10: «Io gioisco nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio. Mi ha rivestito delle vesti di salvezza, come una sposa») fino al Vangelo (Luca 1,26-38), anticipato dall’antifona al canto dell’alleluia: «Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te».
È una gioia che vivo e rinnovo personalmente, con la mia famiglia, ogni anno in questa grande festa, che mi è particolarmente cara: in questa stessa ricorrenza io ho ricevuto il Battesimo, il mio sposo è stato cresimato e insieme, anni dopo, abbiamo avuto la grazia di celebrare il nostro Matrimonio. Le letture richiamano tutte la dimensione battesimale e nuziale che caratterizza ogni credente in Cristo Gesù, l’adozione a figli, la predilezione che il Signore ha riservato all’uomo fin dal principio e che mai ha revocato, nonostante il peccato delle sue creature (I lettura, Genesi 3). Egli «ha compiuto meraviglie, ha manifestato la sua salvezza e la sua giustizia, si è ricordato del suo amore e della sua fedeltà» (Salmo 97, Responsorio); «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati davanti a Lui nell’amore, suoi figli adottivi mediante Gesù»: così esulta di gioia Paolo (II lettura, Efesini), benedicendo Dio, in Cristo, per l’amore grande che Egli ha voluto riversare su ciascuno di noi.
Onoriamo Maria come Immacolata, concepita senza peccato, tota pulchra, «piena di grazia e di bellezza», come le dice l’angelo Gabriele: in lei contempliamo la creatura perfetta che il Signore ha pensato alle origini, prima che il male entrasse nel mondo e minacciasse l’opera del Creatore; in lei vediamo già compiuta la nostra eredità beata, che Dio, all’indomani del peccato, di fronte all’essere umano sfigurato dalla disobbedienza e alla natura attonita per il dolore e la morte che sono entrati nella storia, ha additato come chiamata ultima per l’uomo fatto a sua immagine; in Lei riconosciamo la Donna (iša) profetizzata, come in un protovangelo, in Genesi 3,15 e attesa con il suo Figlio da tutta la Scrittura (cfr. Isaia 7,14), nemica del male e del demonio. La sua stirpe sarà salvifica, schiaccerà la testa al serpente: in tutta la storia sarà da esso avversata (cfr. Apocalisse 12,1-6) perché alleata della Vita e del Signore grande e onnipotente, Dio dei viventi (cfr. Luca 20,38).
MARIA E IL SUO ASCOLTO DOCILE Nella Madre e nel Figlio appaiono finalmente, nel mondo, l’Uomo e la Donna nuovi, non toccati dal peccato, docili alla volontà del Padre e capaci di compiere quanto Egli chiede, di ascoltare e custodire nel cuore (cfr. Luca 2,19) ciò che Dio ha pensato per il Bene vero e pieno dei suoi Figli, di pronunciare un sì completo, gratuito, confidente e privo di riserve. La Madre e il Figlio condividono l’obbedienza perfetta (cfr. Colossesi 2,8), che è la capacità di obaudire, cioè di ascoltare docilmente il Padre, con la certezza che Egli dà la Vita. Sia il nostro sì come il sì della Madre: espressione di fede piena, custode del Mistero, amante della Vita, generativo e capace di portare al mondo e agli uomini del nostro tempo Cristo, la Parola che salva.