Formarsi alla scuola di Giuseppe
Apparve in sogno a Giuseppe un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli salverà il suo popolo dai suoi peccati» Matteo 1,20-21
Le letture della IV domenica di Avvento fanno respirare il Mistero del Natale, ormai prossimo: nell’anno A, dedicato al Vangelo di Matteo, è annunciato in modo speciale l’Emmanuele. Con la certezza che il Signore è con noi, si apre e si chiude l’opera matteana (Matteo 1,23, citazione di Isaia 7,14, I lettura; Matteo 28,20, ultimo versetto del libro, ove Gesù promette di restare «con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»). Al centro della liturgia oggi è la figura di Giuseppe, lo sposo di Maria, padre e custode della Santa Famiglia, maestro di discernimento docile e silenzioso: la relazione viva e autentica che ha con il Signore gli consente di mettere nelle sue mani le preoccupazioni e di cercare la via migliore per risolverle a beneficio di tutti. Turbato dalla gravidanza inattesa della sua sposa, di cui non conosce ancora l’origine divina, Giuseppe pone al centro del proprio discernimento il dovere di rispettare la persona umana, quella del bambino che sta nascendo e quella della madre, alla quale si era legato con il vincolo coniugale: decide così di non «esporre Maria al pubblico ludibrio e di licenziarla segretamente». Nel silenzio orante e fiducioso gli è possibile ascoltare la voce rassicurante di Dio, che non abbandona i suoi figli. A Giuseppe viene fatta un’annunciazione simile a quella fatta a Maria (cfr. Luca 1,26-38): la sposa e lo sposo sono accomunati nel medesimo disegno redentivo, annunciato da tutti i profeti (I lettura). All’origine dell’opera di salvezza Dio pone la coppia umana, che ha scelto per rinnovare la sua Benedizione sugli uomini e perpetuare il Mistero della Vita, e che ha costituito segno e immagine, sulla terra, dell’Amore trinitario.
Giuseppe, come Maria (cfr. Luca 1,39- 56), percorre il cammino di Avvento: si sveglia (I domenica), abbraccia il disegno di Dio su di lui (II domenica) e sperimenta la gioia (III domenica) di avere Dio con sé (IV domenica). Uomo di fede profonda, nuovo Abramo, crede alla Parola potente di Dio, sulla quale ha il coraggio di impegnare tutta la sua vita, come ha fatto la sua sposa, come faranno gli apostoli del Cristo e come è richiesto a ogni vero discepolo. Giuseppe assume responsabilmente la paternità terrena del Figlio di Dio e impone al Bambino il nome suggerito dall’angelo, Gesù (“Dio salva”): così esprime la prima professione di fede in quel Figlio divino di cui è chiamato a essere padre, che è la salvezza attesa da tutte le generazioni della sua famiglia (cfr. Matteo 1,1-17), quella del re Davide, da cui doveva «nascere secondo la carne» il Salvatore (Romani, II Lettura).
UOMO IN PACE
Giuseppe è l’uomo giusto lodato nel Salmo 23 (Responsorio), che «ha mani innocenti e cuore puro, ottiene benedizione dal Signore» e «abita nella sua casa». Nel compiere la volontà di Dio, Giuseppe trova la sua pace: questa, nella sensibilità biblica, dipende non dall’assenza di tribolazioni ma dalla certezza di avere Dio con sé, di realizzare nella propria vita il disegno che il Padre ha pensato fin dalle origini. Impariamo da lui e Maria lo sguardo che riconosce Dio, la serenità feconda del focolare di Nazaret, la pace che viene dal contemplare il Cristo, salvezza attesa dai secoli, fatto carne per abitare con noi.