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lunedì 09 settembre 2024
 

IV domenica di Quaresima (anno A) - 19 marzo 2023

Da cieco a vedente: incontrare la Luce

 

Gesù sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

Giovanni 9,1-41

 

L’itinerario quaresimale trova nella IV domenica (laetare) il suo centro: a metà del cammino, come nella domenica III d’Avvento (gaudete), siamo invitati a rallegrarci e a proseguire con fede. Abbiamo attraversato la notte della tentazione (I Domenica), abbiamo visto sul monte il volto sfolgorante dello Sposo (II Domenica), che continua ad attenderci al pozzo, nell’ora più faticosa, per offrici Vita e renderci capaci di dare la vita (III Domenica); oggi siamo chiamati a riconoscerci eredi di una Promessa, grande ed eterna, che ha percorso la storia per raggiungere proprio noi, pronunciata da Colui che realizza ogni sua Parola (cfr. Isaia 55,11) ed è fedele per sempre. Le nostre condizioni di limite non impediscono che il Padre compia in noi il suo progetto: sempre Egli desidera, per noi, la pienezza della Vita.

È questa l’esperienza del cieco nato (Vangelo, Giovanni 9) e di Davide (I lettura, 1Samuele 16): l’uno bloccato da una menomazione importante, che non gli permette di entrare attivamente nella società e lo costringe alla marginalità; l’altro condannato, secondo i criteri umani, all’insignificanza perché è il più giovane dei figli di «Iesse il betlemita»; ma è proprio lui il sovrano che Dio ha scelto per il suo popolo, il Messia regale che il Signore ha chiamato “suo figlio” (cfr. Salmo 2) e che prefigura l’unico Figlio; Dio stesso invita il profeta Samuele, incaricato di ungere il Re, a «non guardare all’aspetto né all’alta statura; non conta quel che vede l’uomo: l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».

Si fa strada così il messaggio della Domenica laetare: senza che il Signore ci offra la sua grazia e il suo sguardo sulle cose, sulle persone e sul mondo, siamo ciechi, incapaci di vedere la luce, immagine centrale di questa domenica, presente nella liturgia battesimale con il segno della candela. Finché siamo ciechi, vaghiamo nell’errore e ci affanniamo per ciò che non è vita e che non può darla; è Cristo, Luce del mondo, che ci riveste di sé nel Battesimo e «unge di olio il nostro capo» (Salmo 22, Responsorio), consacrandoci in Lui sacerdoti, profeti e re, come Davide, la cui unzione è la più grande figura sacramentale battesimale dell’Antico Testamento: dopo di essa «lo Spirito del Signore fu su di lui da quel giorno in poi». Così, da «figli della Luce», noi che «prima eravamo tenebra» possiamo «capire ciò che è gradito al Signore» (II lettura, Efesini) e camminare col popolo della Promessa «incontro al Signore con le lampade accese» (cfr. Matteo 25,1-13), accompagnati dall’esempio di personaggi come Abramo, Mosè, Davide, il suo discendente Giuseppe di cui oggi festeggiamo il nome e il compito di padre, chiamati come noi, con tutte le imperfezioni, a collaborare con Dio per la salvezza del mondo.

 

LA GRAZIA DI CREDERE

Il racconto della guarigione del cieco nato è esemplare: tanti “credono di vedere”, ma è lui, privo della vista dalla nascita, a dare testimonianza alla Verità; in mezzo all’incredulità ostinata di chi pensa di conoscere Dio ma non vuole vedere la sua opera nel prodigio della Vita che gli si dispiega intorno, il cieco sanato «vede» il Cristo, «parla» con Lui e «crede» in Lui: che il Signore ci doni la stessa grazia e la stessa gioia!


16 marzo 2023

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