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mercoledì 19 marzo 2025
 
Il blog di Gianfranco Ravasi Aggiornamenti rss Gianfranco Ravasi
Cardinale arcivescovo e biblista

La primavera e la sua splendida veste

Stiamo entrando nella primavera, una stagione che – come ora accade nelle nostre terre a clima temperato – si va sempre  più comprimendosi per una serie di fattori ambientali devastanti. Ormai parlare di «riscaldamento globale del pianeta» è diventato un luogo comune che si ripete stancamente, ignorando che invece è una realtà per certi versi drammatica. Nell’area geografica biblica la primavera è stata da sempre una stagione breve, stretta tra un inverno spesso rigido e una lunga estate dal sole incandescente. È per questo che essa – con la sua freschezza, con lo sbocciare dei fiori, con il velo di verde che copre persino la steppa per poche settimane – è raramente evocata dalla Bibbia.

Lo è soprattutto nel paesaggio simbolico del Cantico dei cantici, che è affollato di narcisi, gigli, vigne in fiore, prati verdeggianti, giardini, fontane, alberi fruttiferi e odorosi, greggi che pascolano, cerbiatti che corrono, melograni, gemme che si schiudono e così via in un’incessante sequenza di scene vegetali. Si potrebbe quasi immaginare che la donna del Cantico sia simile alla tavola della Primavera di Botticelli (1478 circa), conservata negli Uffizi di Firenze, una figura di estrema bellezza, di delicatezza policroma, di  incantevole frescura. Per il poeta biblico l’amore è la costante primavera della vita, anche se conosce momenti di oscurità e di gelo: l’invito che rivolgiamo ai nostri lettori è di riprendere in mano la loro Bibbia, cercare il Cantico dei cantici e seguire questa stupenda lezione di amore e bellezza, affidata nell’originale ebraico a sole 1.250 parole.

Poche e brevi, proprio come è questa stagione che però è cantata anche in un’altra pagina. Si tratta della strofa finale di un Salmo, il 65, una vera e propria scenografia primaverile che sarebbe da leggere tenendo in sottofondo quel gioiello musicale che sono le Quattro stagioni che il grande veneziano Antonio Vivaldi ha composto nel 1724 cercando di rendere sonori i paesaggi che scandiscono l’anno solare. Seguiamo, dunque, l’idillio biblico presente nei versetti 10-14 di quel Salmo.

«Tu visiti la terra e la disseti, la ricolmi di ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque; tu prepari il frumento per gli uomini. Così prepari la terra: ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. Coroni l’anno con i tuoi benefici, i tuoi solchi stillano abbondanza. Stillano i pascoli del deserto e le colline si cingono di esultanza. I prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di messi: gridano e cantano di gioia!».

Nel cielo di primavera passa il La Primavera, dipinto di Sandro Botticelli (1445-1510). Firenze, Galleria degli Uffizi. Creatore che è simile a un contadino che irriga la campagna con il suo carro contenente un serbatoio d’acqua. Anche nella letteratura dei Cananei, la popolazione che abitava la terra promessa prima della conquista degli Israeliti, si cantava il dio Baal, signore della fertilità e della fecondità, come «il Cavaliere delle nubi e delle acque versate dalle stelle», mentre il suo bacio faceva germogliare la vegetazione e sbocciare il verde campestre.

Nel nostro Salmo, Dio dona alla terra primaverile una veste meravigliosa: una corona di fiori, una cintura, un abito verde chiazzato dal bianco delle greggi, il manto dorato delle messi. E tutte insieme le creature si avviano in una sorta di allegra processione popolare, con i loro abbigliamenti festivi, e si dirigono verso il Creatore, il Signore della bellezza e della fertilità primaverile, danzando, cantando e lodando.


17 marzo 2020

 
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