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«Dio mi ama e questa è la radice della nostra sicurezza». Papa Francesco, nell’udienza generale, esorta a ripetere «Dio mi ama, sono amato da Dio, sono amata da Dio come una preghiera». Questa è una certezza, «qualcosa che nessuno ci può togliere», insiste il Papa. Nella catechesi del mercoledì Bergoglio sottolinea che l’amore di Dio è l’unica cosa di cui possiamo vantarci senza essere dei pavoni. «Fin da piccoli ci viene insegnato che non è una bella cosa vantarsi. Nella mia terra quello che si vantano sono chiamati pavoni. Ed è giusto, perché vantarsi di quello che si è o di quello che si ha, oltre a una certa superbia, tradisce anche una mancanza di rispetto nei confronti degli altri, specialmente verso coloro che sono più sfortunati di noi», spiega Francesco.
Ma l’apostolo Paolo ci dice per due volte di vantarci. «Di cosa allora è giusto vantarsi? E come è possibile fare questo, senza offendere, senza escludere qualcuno?». Il Papa aggiunge che in un caso «siamo invitati a vantarci dell’abbondanza della grazia di cui siamo pervasi in Gesù Cristo, per mezzo della fede. Paolo vuole farci capire che, se impariamo a leggere ogni cosa con la luce dello Spirito Santo, ci accorgiamo che tutto è grazia! Tutto è dono!». Dio agisce e a noi «è richiesto di riconoscere tutto questo, di accoglierlo con gratitudine e di farlo diventare motivo di lode, di benedizione e di grande gioia. Se facciamo questo, siamo in pace con Dio e facciamo esperienza della libertà. E questa pace si estende poi a tutti gli ambiti e a tutte le relazioni della nostra vita: siamo in pace con noi stessi, siamo in pace in famiglia, nella nostra comunità, al lavoro e con le persone che incontriamo ogni giorno sul nostro cammino».
E l’apostolo esorta ancora a vantarsi anche «nelle tribolazioni. Questo non è facile da capire, ci risulta più difficile e può sembrare che non abbia niente a che fare con la condizione di pace appena descritta. Invece ne costituisce il presupposto più autentico, più vero. Infatti, la pace che ci offre e ci garantisce il Signore non va intesa come l’assenza di preoccupazioni, di delusioni, di mancanze, di motivi di sofferenza. Se fosse così, nel caso in cui riuscissimo a stare in pace, quel momento finirebbe presto e cadremmo inevitabilmente nello sconforto. La pace che scaturisce dalla fede è invece un dono: è la grazia di sperimentare che Dio ci ama e che ci è sempre accanto, non ci lascia soli nemmeno un attimo della nostra vita».
Dio ci ama in tutti i momenti, anche in quelli più difficili, «ha effuso abbondantemente nei nostri cuori il suo Spirito come artefice, come garante, proprio perché possa alimentare dentro di noi la fede e mantenere viva questa speranza e questa sicurezza, "Dio mi ama", anche se è un momento difficile, anche se ho fatto qualcosa di cattivo, ripetiamolo come preghiera, "sono sicuro che Dio mi ama". E questo, come afferma l’Apostolo, genera la pazienza, perché sappiamo che, anche nei momenti più duri e sconvolgenti, la misericordia e la bontà del Signore sono più grandi di ogni cosa e nulla ci strapperà dalle sue mani e dalla comunione con Lui. Ecco allora perché la speranza cristiana è solida, ecco perché non delude, mai delude, la speranza non delude. Non è fondata su quello che noi possiamo fare o essere, e nemmeno su ciò in cui noi possiamo credere. Il suo fondamento è ciò che di più fedele e sicuro possa esserci, vale a dire l’amore che Dio stesso nutre per ciascuno di noi. E' facile dire Dio ci ama, ma pensate un po’: ognuno di noi è sicuro di poter dire "Dio mi ama"? Non è così facile ma è proprio così e questa è la radice della nostra sicurezza e della nostra speranza».
Il vanto è quello di riconoscere che questo amore è un regalo straordinario, che non esclude nessuno «ma che apre la sua casa a tutti gli esseri umani, a cominciare dagli ultimi e dai lontani, perché come suoi figli impariamo a consolarci e a sostenerci gli uni gli altri. E non dimenticatevi che la speranza non delude, la speranza non delude!».




