Ecco il giorno che ha fatto il Signore!
Giunse anche Simon Pietro ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Giovanni 20,6-8
Il giorno nuovo della Pasqua inonda di Luce la nostra storia e la proietta nell’eternità. Insieme, come comunità di redenti, siamo testimoni (I lettura del giorno, Atti) della vittoria del Salvatore, che distrugge per sempre la morte e illumina il buio delle nostre notti. La “Luce di Cristo”, annunciata dal celebrante dopo la benedizione del fuoco nuovo, introdotta dal cero pasquale, offerta ad ogni uomo nel Battesimo (VIII lettura della Veglia, Epistola), accende le candele spente di ciascuno di noi: il Signore Gesù è il Vivente, è la Vita e dà la vita. La morte e il male di fronte a Lui soccombono: è questo che celebriamo nel giorno di Pasqua, una festa che dura 50 giorni, a dire la pienezza del dono della Vita che il Padre ha elargito agli albori della Creazione e ha rinnovato nella storia del popolo di Israele (I-VII lettura della Veglia), nonostante le innumerevoli infedeltà.
Egli è fedele per sempre, ha compiuto per noi «una salvezza potente» «nella pienezza dei tempi» attraverso il Mistero del Figlio, incarnato, morto e risorto, e conferma nella storia, fino alla fine del mondo, la sua Salvezza per l’azione potente dello Spirito, effuso nel cinquantesimo giorno di Pasqua (Pentecoste) su tutta la Chiesa, sugli uomini e sulle donne che, in ogni tempo, sono radunati da Cristo. «Questo è il giorno che ha fatto il Signore», esulta il Salmo 117 (Responsorio del giorno): la Pasqua è il giorno senza tramonto, cui ciascuno di noi è chiamato perché Cristo è risorto dai morti! Con questo giorno nuovo, che non ha fine, «la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Lui, che è la nostra Vita, anche noi saremo manifestati con Lui nella Gloria» (II lettura del giorno, Colossesi). Non c’è spazio per la tristezza e la paura nel giorno in cui la Vita vince: gli angeli, come negli annunci del Natale, invitano le donne a «non temere» (Vangelo della Veglia, Matteo 28); ciascuno in Cristo riposa, sicuro di essere vivo in Lui: chiunque crede in Lui, anche se muore vivrà. Questa è la fede della Chiesa, che si fonda sulla certezza della Risurrezione: un fatto dentro la storia, un evento che ha cambiato la storia.
CORRIAMO INCONTRO AL SIGNORE!
Tutti si affrettano la mattina di Pasqua: le donne «lasciano in fretta il sepolcro con timore e gioia grande» e «corrono a dare l’annuncio ai discepoli»: esse per prime, nella corsa, incontrano Gesù (Vangelo della Veglia); anche «Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava, corrono insieme», raggiunti e mossi dalla Parola salvifica del Padre, fattasi carne per la fede di una Donna e affidata fino alla fine della storia alla fede e alla testimonianza di ogni donna e di ogni uomo, fortificati sempre dalla fede di Pietro: è lui, cui Gesù ha affidato la Chiesa, che entra nel sepolcro per primo, ed è per la fede di lui che anche l’altro discepolo «entra, vede e crede» (Vangelo del Giorno, Giovanni 20). Alla fede rocciosa di Pietro è consegnata la fede di tutti, la fede della Chiesa, che si fa annuncio della Vita fino a dare la vita.
Corriamo anche noi! Il Signore risorto rinnova i nostri passi e rafforza la nostra testimonianza: se abbiamo smarrito la memoria del primo incontro, nella Pasqua. Egli ci invita a tornare «in Galilea», dove tutto è cominciato, e a rivivere la gioia che viene solo dal seguire Lui. Buona Pasqua!