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domenica 25 maggio 2025
 
Rito romano Aggiornamenti rss don Gianni Carozza

PASQUA DI RISURREZIONE (ANNO C) - 20 APRILE 2025

Cristo è davvero risorto per noi?

«Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette» Giovanni 20,8

 I Vangeli non raccontano il momento della Risurrezione di Gesù, ma alcuni momenti dell’esperienza pasquale vissuta dai discepoli. Al mattino le donne trovano il sepolcro vuoto e una voce le ammonisce: «Non è qui, è risuscitato». Poi Gesù comincia ad apparire. Appare a Maria di Magdala che rimane al sepolcro a piangere. Ella si volta e non riconosce il Cristo presente; ha bisogno di essere chiamata per nome, si sente sconvolta dentro e si volge una seconda volta. Appare la sera ai due discepoli che andavano verso Emmaus: erano prigionieri delle loro attese deluse e non riuscivano a capire la novità, finché il Signore «entrò per rimanere con loro». Tenendo conto di questa lentezza nel riconoscere il Risorto, potremmo dire che, mentre è già Pasqua per Gesù, non lo è ancora per i suoi discepoli. Gesù è risorto, ma la fede dei discepoli, la fede nostra è in ritardo su questo annuncio così sorprendente.

Il grande pericolo è che la Pasqua rimanga un evento che abbia valore solo per Cristo, ma non per noi. Perché diventi Pasqua anche per noi, bisogna anzitutto che lo Spirito Santo ci aiuti a scrivere nei nostri cuori la parola “davvero”. Potessimo dire anche noi: «Cristo è veramente risorto!». Veramente, per davvero, non apparentemente, non simbolicamente.

Per molti cristiani, probabilmente, la Risurrezione è semplicemente un modo di dire. Perché la Risurrezione diventi una fede viva e vitale bisogna che essa entri nella nostra esistenza lasciandovi tracce o frammenti di un’esperienza radicalmente nuova. Se Cristo è risorto, se nulla ci può separare da lui, dovremmo sentirci meno esposti alle paure e ai ricatti della morte, come il grande teologo Dietrich Bonhoeffer, che poco prima di essere giustiziato in un lager nazista scrisse: «È la fine – per me l’inizio – della vita. Libertà, ti cercammo a lungo, nella disciplina, nell’azione, nel dolore. Morendo, ora ti conosciamo nel volto di Dio». Dopo la Risurrezione di Gesù, dovremmo sapere che c’è un modo di vivere che non conduce alla morte.

San Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi, mostra l’assurdità di dire: «Credo in Gesù Cristo ma non credo nella Risurrezione». Cristo, secondo l’apostolo, è il primo dei morti che risuscita e ciò vuol dire che la morte non è il destino ultimo. Viviamo tempi amari, tempi in cui le pietre tombali dell’ingiustizia, della corruzione, della violenza, del cinismo, della menzogna premono tenacemente sui nostri sepolcri e non c’è modo di rimuoverle. Ogni giorno ci porta la nostra razione di tristezze e di angosce. Pasqua è una festa difficile e al tempo stesso ne abbiamo un bisogno insopprimibile.

La festa di Pasqua, in questo anno giubilare, ci incoraggia a sperare, contro ogni evidenza, che un mondo “altro” è possibile, che una Chiesa diversa è possibile. Fare Pasqua oggi è accogliere l’invito a non avere paura perché Lui, il Cristo, è ancora presente in mezzo a noi, a tracciare un cammino di luce in questo tempo buio e a orientare i nostri passi come messaggeri di speranza e di pace.


17 aprile 2025

 
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