Gesù è oggi presente in ogni persona
«A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Matteo 28,16-20
«Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». È una delle frasi più potenti e stupende dei Vangeli, posta, non a caso, come conclusione del Vangelo di Matteo. Che si era aperto con «Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo». A dirci che Gesù era vero uomo, nato dentro la grande catena che legava le generazioni, a partire da Abramo, il Padre di tutti.
Ma quell’uomo, talmente uomo da essere crocifisso e morire per mano di uomini, termina la sua avventura terrena promettendoci qualcosa di non-umano: che è con noi tutti i giorni, fino alla fine. Innanzitutto usa il tempo presente: sono con voi. Non parla al futuro. In un Vangelo tutto orientato all’ultimo giorno, al cielo e al ritorno di Cristo, quest’ultima parola decisiva Matteo la declina al presente. Sono con voi. Il cristianesimo è una promessa di futuro che accade nel presente. Gesù era presente mentre diceva quella promessa, e continua a essere presente mentre noi oggi la leggiamo. Un presente continuo, che rende presente anche il futuro.
Dov’è presente Gesù oggi? Certamente nella Chiesa, nelle comunità dei cristiani unite nel suo nome. È presente nella Parola e nelle sue parole. La sua presenza la troviamo nei poveri, che nei primi secoli del cristianesimo erano considerati i primi rappresentanti di Cristo sulla terra. Ma la presenza di Gesù è quella, nascosta, in ogni persona, in ogni donna, in ogni uomo, in ogni bambina e bambino. Ognuno di noi è sacramento di questa presenza misteriosa ma reale, promessa già nel primo capitolo della Genesi: «E Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza».
PRIVILEGIO E RESPONSABILITÀ.
Allora sulla terra, sotto e sopra il cielo, non c’è ritratto di Dio più verosimile di quello degli esseri umani, di ogni essere umano. Gli angeli sono più vicini a Dio, ma non sono sua immagine: questo privilegio, e questa responsabilità, sono tutti e solo nostri. Privilegio e responsabilità, perché ogni volta che onoriamo una persona e noi stessi stiamo onorando una presenza reale di Dio; ma ogni volta che disprezziamo, umiliamo, oltraggiamo una donna e un uomo stiamo disprezzando, umiliando e oltraggiando Dio. Ogni parola cattiva rivolta a un essere umano è una bestemmia, ogni negazione della dignità umana è una profanazione di un luogo sacro.
Siete dei: così dobbiamo guardarci gli uni gli altri. Nei momenti luminosi e in quelli bui. L’immagine e la presenza restano nelle carceri, sui barconi, nelle terapie intensive, sotto le bombe e i missili. Ogni guerra è un deicidio, ogni omicidio è deicidio, ogni strage di uomini è strage di Dio. Non dimentichiamolo mentre continuiamo a esercitarci nel mestiere delle armi.
Questa presenza di Cristo nel mondo è la grande laicità del cristianesimo. Non c’è bisogno del tempio per adorarlo, né di monti sacri per incontrarlo. Ogni persona è tabernacolo della sua presenza. Dovremmo fare molte più adorazioni di Gesù restando in ginocchio davanti a donne e uomini crocifissi, riconoscendoli e adorandoli nel loro mistero infinito d’amore: «Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avrete fatta a me».