Abbiamo scelto uno tra i tanti passi del Vangelo di Marco in cui Gesù sorprendentemente esige il silenzio dopo aver guarito un malato o una persona tormentata da una possessione diabolica (1,44; 5,43; 7,36; 8,26), oppure impone la stessa segretezza agli “spiriti impuri”, cioè, nel linguaggio di Marco, ai demoni (1,25.34; 3,12) e persino agli apostoli (8,30; 9,9).
Perché mai questo rifiuto di diffondere la buona novella della salvezza offerta a tanti sofferenti?
Tra parentesi, nella cultura del tempo alcune sindromi, catalogate come possessione satanica, erano semplici malattie. Questo perché, nell’antica concezione, si riteneva che a ogni peccato corrispondesse un castigo, e quindi una malattia (pensiamo alla lebbra) era letta come generata da una colpa grave e dalla presenza di Satana e per questo punita con la sofferenza fisica.
Perché, dunque, tutta quella reticenza di Cristo nel segnalare il bene? Non ci lamentiamo perché ai nostri giorni le azioni buone non fanno notizia nei mezzi di comunicazione? La risposta è implicita nella formula adottata dagli studiosi per definire questa riservatezza del Gesù di Marco: “Il segreto messianico”. Tutto ruota attorno all’aggettivo “messianico”.
Infatti in quel periodo storico dominava una concezione nazionalistica, politica e fin marziale del Messia: egli sarebbe stato il liberatore di Israele dal potere romano, manifestandosi con atti clamorosi, sensazionali e “promozionali” della causa ebraica.
Gesù contesta una simile visione che inquinerebbe il senso profondo delle sue opere e del suo messaggio. Di fronte alla sua capacità di attirare folle, di offrire loro salute e speranza, era facile che si consumasse un equivoco. Da salvatore egli sarebbe stato trasformato in politico di successo. Infatti, dopo la moltiplicazione dei pani, la folla lo acclama ed egli, «sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò sul monte, tutto solo» (Giovanni 6,15).
Tutt’altro atteggiamento ha nei confronti degli esterni a Israele, come nel caso dell’“indemoniato” geraseno straniero al quale dirà: «Va’ nella tua casa, dai tuoi e annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto» (Marco 5,19). Un’ultima osservazione. Alcuni esegeti hanno sostenuto che – a causa dell’assenza o quasi del dato della segretezza in Matteo e Luca – il “segreto messianico” sia una tesi introdotta da Marco nel suo scritto. In realtà, per quanto è documentato a proposito dell’effervescenza messianica allora diffusa, siamo quasi certamente di fronte a un autentico atteggiamento del Gesù storico.