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domenica 15 giugno 2025
 
Rito romano Aggiornamenti rss don Gianni Carozza

V DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA (ANNO C) - 18 MAGGIO 2025

Allenarsi nell’amore

Come io ho amato voi,
così amatevi anche voi gli uni gli altri
Giovanni
13,34

In queste ultime domeniche del tempo pasquale la liturgia propone i discorsi dell’Ultima cena del Vangelo secondo Giovanni. In particolare la pagina odierna presenta il grande comandamento nuovo di Gesù: «Amatevi come io ho amato voi». Il quarto evangelista, il discepolo che Gesù amava – testimone oculare dei fatti della vita, della morte e della risurrezione di Gesù – era presente a fianco di Gesù in quella sera al cenacolo, quando Gesù con il suo testamento d’amore lasciò le consegne principali ai suoi discepoli: Giovanni le custodì nel cuore e le trasmise a molte altre persone.

Se Gesù sente il bisogno di raccomandare l’amore vicendevole, una ragione potrebbe essere quedescente sta: l’amore è sempre difficile da realizzare, anche là dove si pensa di trovare le condizioni più favorevoli. Gesù parla di comandamento. Ma si può ordinare dall’esterno l’amore? E perché poi dice che è “nuovo” questo comandamento? Anche nel Primo Testamento c’era e in tutte le culture è presente l’idea dell’amore, della benevolenza, dell’affetto: tutti portano in cuore questo desiderio di volere bene e di essere amati. Perché Gesù dice allora che è nuovo?

Per Gesù non si tratta però di ubbidire a un comando (se l’amore diventa dovere, non è più amore), ma di accogliere un dono. La sorgente dell’amore è il Padre. Chi ama non ubbidisce perciò a un precetto morale, ma entra in un’esperienza che si potrebbe chiamare mistica, perché è come se partecipasse alla vita stessa di Dio. Nel discorso di Gesù c’è una parola incan«Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri». Questo “come” è fondamentale.

La novità dunque sta nella persona di Gesù: lui è l’unico capace di amare veramente! E lui regala a noi questa capacità: è il suo testamento d’amore, ci lascia in eredità qualche cosa di grandioso! Non bisogna dimenticare che Gesù trasmette il suo insegnamento dopo che, con un gesto meravigliosamente eloquente, ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Amare – vuol far capire Gesù – vuol dire servire.

Noi purtroppo abbiamo dimenticato che l’amore non si fonda sulla logica del diritto, ma sulle movenze interiori della tenerezza e della pietà, che non pretendono nulla se non la pura gioia di donare. Dobbiamo dunque allenarci nell’amore, praticando la generosità, la disponibilità, il servizio, l’accoglienza, dicendo no al nostro egoismo per andare incontro all’altro.

L’amore è questo: è un “fare vivere” che nasce da una decisione profonda del cuore e coinvolge tutti i comportamenti positivi: da quelli più elementari come quel poco di lavoro che possiamo fare e che contribuisce alla vita della società, a quei gesti di affetto in cui doniamo l’attenzione, la premura ed eventualmente anche il cammino della propria esistenza intera, legato al benessere, alla vita e alla gioia degli altri. Questo è il comandamento nuovo che il Signore ci ha dato e che diventa il segno della nostra identità cristiana.


15 maggio 2025

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