Uno sguardo puro, una vita buona
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita!
Luca 6,41-42
Prosegue l’insegnamento di Gesù nel capitolo 6 di Luca: dopo le beatitudini e l’invito alla benevolenza ci viene chiesto di purificare il nostro sguardo per essere sempre più simili al Maestro. Il percorso di queste domeniche insiste sull’autentica essenza del cristiano: benedetto e ricolmo di vita piena, beato di una beatitudine autentica che le contingenze terrene non possono scalfire, rivestito della misericordia del suo Signore, chi è amico di Dio riceve da questa amicizia ogni Bene e fa intravedere Cristo nella sua vita e nei suoi comportamenti. Il salmo insegna che il giusto fiorisce come palma e dà frutti anche in tarda età, per annunciare la bontà di Dio; sulla parola buona e sui frutti dell’intimità con il Signore insiste tutta la liturgia: «Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, e la parola rivela i pensieri del cuore», ammonisce il Siracide, e Gesù, nel Vangelo, afferma che «ogni albero si riconosce dal suo frutto» e «l’uomo buono trae il bene dal buon tesoro del suo cuore», perché «la bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda». Il cristiano non è una persona finta: la sua benevolenza verso tutti è autentica, viene dall’amore che egli ha ricevuto da Dio per primo e dalla consapevolezza della propria condizione di peccatore amato.
Egli, come Paolo, può vivere la sua vita, pur nella condizione più dolorosa, come un continuo rendimento di grazie, nella certezza della vittoria di Cristo, sapendo che «la propria fatica non è vana», ma può anzi diventare, per gli altri, porta dell’incontro con Colui che salva. Questo atteggiamento guida tutte le relazioni, a cominciare da quelle familiari: ci fa avere lo stesso sguardo di Cristo e un amore che non condanna ma sorregge, offrendo la possibilità di rialzarsi e cambiare vita. Gesù ama in modo speciale i peccatori: Egli sa che il peccato rende infelici.Noi tendiamo a non amare i nostri simili che giudichiamo peccatori perché non siamo distaccati dal peccato e ne subiamo tutta la seduzione.
La parabola di oggi ci mette di fronte alle nostre responsabilità: il nostro sguardo e la nostra capacità di giudizio sono offuscati dal nostro peccato, che è grande come una trave. Solo la misericordia che riceviamo da Dio può restituirci la vista e farci diventare, nella carità, guide per gli altri fratelli, con la gioia grata del peccatore perdonato, che desidera che tutti gustino lo stesso perdono e la stessa gioia, e trova le strade e le occasioni concrete per condurre chi è lontano all’incontro con il Padre.
SEGUIRE GESÙ Il modello è Cristo, il Maestro, che ci ha dato l’esempio dell’amore autentico: la morte in croce. Nessuno è più grande del proprio maestro, ricorda Lui: solo se lo seguiamo disposti al sacrificio possiamo farci prossimi, amare chi ci è accanto, senza aspettare che lo meriti, e dare frutti buoni. È questo un aspetto fondamentale anche nella famiglia: è l’offerta quotidiana di sé stessi, che rende presente e vivo il sacrificio di Cristo. La bontà del discepolo e la sua sequela di Gesù Via, Verità e Vita si riconosce nella misura delle parole e del giudizio, nella disponibilità a trattenersi dal condannare e nello zelo per realizzare il vero Bene, che vengono dalla ricchezza del cuore, propria solo di chi sa di essere infinitamente amato da Dio.