Che cosa è il potere e qual è la vera libertà? Il tema torna oggi: le Letture celebrano la potestà infinita di Dio, Padre buono, che dona in abbondanza ai suoi figli e assicura loro una regalità autentica. La grande tentazione del “principe di questo mondo” è in ogni tempo legata alle sicurezze terrene, all’ambizione della supremazia sugli altri, al desiderio di essere riconosciuti e onorati (cfr. Matteo 4,1- 11): con queste lusinghe, oerte anche a Gesù, il nemico ci allontana dalla nostra verità di gli e ci induce a pensare che il Signore non ci ama veramente se non esaudisce i nostri desideri umani. È questo «il dominio della carne», che rende schiavi e uccide: i battezzati sono sottratti a esso perché sono entrati, in Cristo «risuscitato dai morti»,
nella Vita nuova dei figli e in loro «abita lo Spirito» di Gesù (II lettura, Romani 8). Egli ci mostra oggi la dimensione del cuore che caratterizza i figli, i quali sanno di possedere tutto in Dio! Di fronte alla carcerazione del Battista e a diverse ostilità, descritte dopo il discorso apostolico che abbiamo meditato nelle scorse domeniche (Matteo 10), mentre è rifiutato dal popolo, in mezzo
al quale pure ha operato prodigi e annunciato la salvezza, Gesù conserva la consapevolezza di essere il Figlio amato, parla apertamente e poi si mette in preghiera: non chiede cose, potere, riconoscimenti, ma ringrazia il Padre per aver scelto gli ultimi del mondo e per la sua benevolenza. La preghiera del cristiano, alter Christus, è sempre, in qualunque circostanza concreta dell’esistenza, la lode riconoscente di un figlio amato (cfr. Salmo 144, Responsorio), che niente possiede da sé stesso e sa di
essere stato innalzato fino a «poco meno degli angeli» (Salmo 8) da un Padre buono e misericordioso che lo ha costituito
sacerdote, profeta e re con la grazia battesimale: Gesù afferma questa condizione con franchezza, dice che «tutto gli è stato dato dal Padre» e «nessuno può conoscere il Padre se non conosce il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» (Matteo 11). Significa che la tentazione di uscire dalla grazia e rimanere soli con le nostre miserie è sempre in agguato: la presenza di Gesù è confermata in ogni tempo dai sacramenti della Chiesa e dall’accompagnamento prezioso di quanti, in ogni epoca della storia, hanno creduto in Lui e accolto la sua rivelazione. La sapienza del cuore, dono dello Spirito, che fa riconoscere la vera ricchezza, è offerta per grazia a ogni battezzato e va custodita: ci preserva dalle insidie del nemico, realizzando in noi, come in Gesù, la profezia di Zaccaria 9 (I lettura): una regalità potente, «giusta e vittoriosa», che entra nel mondo con «umiltà» e costruisce con semplicità la «pace», tra le persone e nel nostro cuore. Solo con Gesù «troviamo ristoro per le nostre anime»!