Custodire la pace, essere grati al Padre
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio
dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Giovanni 6,53-54
Proseguiamo la lettura del discorso sul Pane della Vita, collocato subito dopo il segno centrale dei sette che Gesù compie: la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Destinataria delle parole del Signore è «la folla » (Giovanni 6,22), tutti dunque, nessuno escluso: molti infatti, avendo visto il fatto dei pani, si sono messi in cerca del Maestro e lo «hanno trovato al di là del mare».
Troviamo Gesù, anche in luoghi remoti, quando lo vogliamo incontrare, perché «il Signore è vicino a chi lo cerca» (cfr. Salmo 144). Memori della fatica di cercarlo, ci è spontaneo chiedergli «quando sia arrivato là» (Giovanni 6,25); comprendiamo poi che ci aspettava, che ha voluto che lo cercassimo, perché Egli conosce il nostro desiderio di incontrarlo, di stare con Lui che per primo ci cerca. Gesù è sempre molto franco, smaschera tutte le possibili ragioni superficiali della ricerca di Lui, invita a superare le esigenze più contingenti, ad andare oltre al segno per comprenderne il significato, ad avere occhi per riconoscerlo e fede per seguirlo. «I Giudei » che lo ascoltano, osservanti della fede israelitica, cominciano a «mormorare» fino a «discutere aspramente»: nella versione greca «rumoreggiano» e, poi, «combattono tra di loro» su ciò che Gesù dice. Quanto la disposizione del nostro cuore influisce sull’ascolto nostro e degli altri, e quanto spesso, se è negativa, impedisce che la Parola del Maestro, seminata in noi e nei fratelli, possa attecchire e portare frutto! La soffocano rumori, polemiche, puntualizzazioni che disperdono la potenza dei suoi insegnamenti; Dio invece «prepara un convito di festa», donato con larghezza, nel corpo del Figlio, a chi «desidera la Vita, brama lunghi giorni per gustare il bene, cerca la pace» (Salmo 33, Responsorio). Anche san Paolo insiste oggi sulla pace che viene dalla fede: il credente non fa polemiche, non combatte con i suoi fratelli sulle parole, ma «vigila», «sa comprendere la volontà di Dio», «rende grazie continuamente per ogni cosa al Padre» (II lettura, Efesini 5). Gesù insegna a tutti che Egli è il Pane vivo: non è un simbolo, è la realtà! L’esperienza dell’esistenza ci dice che la vita deve essere sostentata quotidianamente dal cibo e dall’acqua, altrimenti sfiorisce e muore; allo stesso modo deve essere sostenuta ogni giorno dall’unico «vero cibo» e dall’unica «vera bevanda»: «la carne» e «il sangue» di Gesù. È questa la verità di ogni uomo, perché Dio ha pensato ciascuno a immagine di Lui e in relazione con Lui: Gesù usa Parole che hanno a che fare con la dimensione fisica e corporale perché sta parlando di sé stesso, del Figlio Dio fatto carne, corpo, uomo, non di un’idea, di un concetto, di un astratto “valore”. Solo Gesù è la «Sapienza» del Padre, che nel Figlio incarnato «si è costruita la casa» presso gli uomini e offre loro «il suo Pane e il Vino che ha preparato», indicando «la via dell’intelligenza» (I lettura, Proverbi 9); solo Gesù è Pane “vivente”: «come il Padre, il “Vivente”, ha mandato Lui ed Egli vive per il Padre, così chi mangia di Lui vivrà per Lui». Il Figlio dice che Egli è «il Vivente» non in modo autoreferenziale, ma perché il Padre «è il Vivente »: da sempre la tentazione che l’uomo subisce è voler essere indipendente, svincolato dalla relazione che lo costituisce, mentre solo in un Amore senza fine, che ci pensa e ci supera, troviamo Vita senza fine.