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sabato 10 giugno 2023
 

XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 30 AGOSTO

La vita ci è consegnata attraverso la croce

Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Matteo 16,21-27

«Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà». Ma quante vite esistono? In realtà due: quella che riceviamo dai nostri genitori e quella che Dio ci vuole dare, ma che richiede, per essere accolta, di soppiantare la prima. Infatti, nel testo di questa domenica, appaiono due modi di pensare: «Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». C’è un pensiero che resta sicuro nello steccato di quel che è umano, logico, conveniente, opportuno, vantaggioso, e, va notato, proietta su Dio la sua matematica, perché Pietro, che contesta l’ipotesi del dolore predetta da Cristo, non lo fa in nome dell’umano ma del divino: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai».

Ma il Signore Gesù rivela tutta la sua estraneità a questo pensiero proprio di fronte alla prospettiva della croce, perché Lui pensa «secondo Dio», e in questa logica la croce diventa sentiero dell’opera del Padre. Pensare secondo Dio implica sapere che tutto è nelle Sue mani e che l’esistenza secondo gli uomini è mancare il bersaglio della grandezza.

La croce è lo strumento per seguire Cristo, a scapito di un sentimentalismo religioso oggi dominante, che ha fatto diventare la spiritualità cristiana una ricerca di benessere individuale e che si frantuma spesso contro il dolore e la scomodità, incompatibili con la gradevolezza frequentemente cercata nella religione. Ma il giorno in cui mi fido del Padre in una croce, nell’assurdo, nel dolore, è quello in cui Gesù diventa il mio vero Signore. Perché se il Signore non è presente nel dolore, allora non è presente neanche nel piacere e da nessun’altra parte.

Il sistema di vita del pensiero di Pietro è un’esistenza da slalomisti, evitando problemi, scomodità, dolori, e pone le basi di un’umanità di alienati, incapaci di misurarsi con gli spigoli del reale, che diventano padri latitanti, madri ansiose, sposi egocentrici, persone superficiali. Niente amore, solo comodità.

OLTRE NOI STESSI.

Questo pensiero può concepire un sacrificio solo in vista di un guadagno, di un’acquisizione. Pensare secondo gli uomini vuole dire assolutizzare l’umano e farlo divenire sottile e inconsistente. Ma abbiamo bisogno di qualcosa che sia più grande di questa vita e consenta di andare oltre noi stessi. Abbiamo tutti bisogno di rinnegare noi stessi, perché è tutta la vita che cerchiamo qualcuno che ci ami veramente decentrandosi, amando senza calcolo, senza passare il conto, senza recriminare. E se abbiamo sperimentato di amare così, di innamorarci così, di essere padri o madri, o fratelli o amici o colleghi così, allora sappiamo cosa sia la libertà, cosa sia la vera vita.

Abbiamo bisogno di riscoprire che questa vita, che è dono di Dio, ci è consegnata proprio attraverso la croce.

Ma se la croce è vissuta solo per sé stessa, è solo distruzione e sofferenza. Quando invece è accolta come occasione di abbandono e fiducia diviene il parto della nuova creatura, inizio della seconda vita, libera dal proprio ego ed esperta della potenza di Dio.


27 agosto 2020

 
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