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lunedì 11 novembre 2024
 

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B ) - 26 settembre 2021

Il Vangelo non è una proprietà privata

 

Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me». Marco 9,38-43.45.47-48

 

In questo lungo brano di Marco, reso noto soprattutto dalla serie di parole sugli scandali e l’auto-amputazione degli arti (una tipica pena antica per chi compiva reati), ci soffermiamo sulla prima parte. Giovanni, uno dei primi discepoli, qui svolge la funzione di portavoce e riferisce a Gesù di un esorcista anonimo che scacciava demoni «nel nome di Gesù», che i discepoli avevano allontanato perché «non ci seguiva». Un episodio importante che ci rivela la fama di grande esorcista che si era acquistata Gesù nel breve lasso di tempo della sua missione, al punto che il suo nome veniva usato, certamente tra i giudei, anche da persone non appartenenti alla sua comunità di discepoli.

Cosa non rara nel mondo antico, sappiamo di greci che invocavano YHWH per guarire. Prevaleva un approccio pragmatico, e si invocava il nome più efficace. I maghi sono tutti e sempre sincretisti, mescolano nelle loro ampolle anche i nomi dei santi e degli dèi.

Giovanni e gli altri incontrano questo guaritore. I guaritori dovevano essere molti in quel mondo, poiché erano le quasi uniche risorse che la gente malata, nel corpo e nella psiche, aveva a disposizione, e in una stagione di sfiducia nella scienza stanno tornando legioni di guaritori e di sciamani a promettere a noi le loro improbabili guarigioni e a loro certi guadagni.

Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi». Gesù qui sta insegnando a Giovanni e a tutti noi qualcosa di estremamente importante della logica del suo Regno.

La magnanimità, la generosità e un atteggiamento non rivale sono ingredienti essenziali nella nuova terra promessa da Gesù. Il Vangelo non è proprietà privata, non è geloso possesso di pochi eletti, non è un bene che si riduce condividendolo. È pura gratuità e come ogni dono-gratuità non teme di disperdersi per fecondare il mondo. Quindi Gesù vede quell’anonimo esorcista che utilizzava il suo nome come un potenziale compagno di strada, anche senza incorporarlo tra i “suoi”. Perché questo messaggio non è una merce da vendere, non è un mezzo per raggiungere successo e potere. u

UN "BENE DI CLUB"

Il Vangelo ci dice che furono i discepoli a cacciar via quell’esorcista, perché non era della loro cerchia. Come a dire: solo i membri della nostra comunità possono usare il nome di Gesù. È un bene che appartiene solo alla comunità (un “bene di club”, si dice in economia). È infatti tipico dei discepoli la mancanza di questa “reciprocità del nome”.

Il fondatore è in genere generoso e contento che il proprio nome venga usato anche all’esterno della propria cerchia, e vede con sguardo positivo queste contaminazioni, se servono ad aumentare il bene. I discepoli invece sono per l’aut aut: se vuoi usare il nostro nome devi diventare dei nostri. Non capiscono che qualcuno possa prendere qualcosa del loro carisma e poi continuare per la sua strada diversa. È una delle malattie delle comunità spirituali, che se non curate subito diventano gravi.


23 settembre 2021

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